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Roma, la truffa sessuale della 67enne: foto e minorenni, come ha rovinato il ricco manager

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Uno sconcertante caso di truffa sessuale virtuale. Giuseppina Caterina Lanzani, 67 anni, sui social fingeva una giovanissima e avvenente top model dai capelli biondi e anche grazie a quelle foto, su Facebook e Instagram, sarebbe riuscita ad adescare e poi ricattare "un facoltoso manager romano ultrasettantenne". La storia, raccontata dal Messaggero, è sconcertante: la donna avrebbe letteralmente svuotato il conto dell'ingenuo e malcapitato innamorato, ottenendo dalle sue tasche prima 20.000 euro e poi altri 10.000. Tutto questo senza considerare l'impatto psicologico del suo ricatto, con varie lettere di minacce. 

 



 La vicenda è accaduta nella primavera del 2022, in pieno lockdown, e ora l'imputata è stata condannata con rito abbreviato dai giudici di piazzale Clodio a due anni e mezzo di reclusione con l'accusa di stalking e tentata estorsione. L'accusa si era "accontentata" di chiedere una condanna a due anni e 2 mesi formulando il solo capo d'imputazione di tentata estorsione. La condannata dovrà inoltre risarcire i danni all'uomo e pagare una provvisionale di 10mila euro.

 

 

"Io conoscevo già l'uomo - si è difesa la Lanzani -, ci eravamo conosciuti già dalle mie parti in Veneto in un'occasione tra amici. Lui sapeva bene chi fossi". Ma i giudici hanno invece ravveduto tutti gli estremi per la truffa. Su Facebook e Instagram la signora si sarebbe presentata al manager come una modella francese di 35 anni, la relazione si intensifica, i due si scambiano i numeri di telefono. lui perde la testa. "Lei chiede 7.770 euro e lui li manda sul conto corrente di una sua amica, come chiesto da lei. Ma, quando la relazione diventa sempre più matura, l'imputata avanza alla vittima la pretesa di andare a convivere a casa sua", scrive il Messaggero, Di fronte al rifiuto dell'uomo, sarebbero iniziate le minacce e i ricatti, tra cui quello di denunciarlo per presunte frequentazioni con minorenni. Una strategia che, spiega l'accusa, avrebbe generato nella vittima "un perdurante stato d'ansia e di paura con conseguente perdita di serenità tali da ingenerare un fondato timore per la sua incolumità".

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