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Marco Sorbara, il calvario dell'innocente: 909 giorni agli arresti

Paolo Ferrari
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Per i pm la sua brillante carriera politica sarebbe stata il frutto di un patto scellerato con la ’ndrangheta, ramificatasi anche in Valle d’Aosta. Invece non era vero nulla. Stiamo parlando di Marco Sorbara, ex assessore comunale di Aosta e consigliere regionale, assolto dopo circa 1000 giorni di custodia cautelare, di cui 45 trascorsi in completo isolamento dove ha anche pensato al suicidio. Sorbara era stato condannato in primo grado a 10 anni per “concorso esterno in associazione mafiosa”. In appello era stato poi assolto “perché il fatto non sussiste”. «Analizzando le risultanze probatorie afferenti alla condotta intera del Sorbara-politico», avevano scritto i giudici di secondo grado, non è stata raggiunta «la prova dell’elemento oggettivo che identifica la modificazione del mondo esteriore dovuta al concorrente esterno nel delitto di cui all’artico 416 bis cp». Il teorema accusatorio si basava in gran parte sulla sua amicizia con Antonino Raso, un ’ndranghetista, col quale però avrebbe intrattenuto soltanto un sincero rapporto di amicizia, basato sulle comuni origini calabresi.

DISTRUTTO
Rapporto che non basta, da solo, a creare quei “presupposti logici”, assenti secondo i giudici, che testimonierebbero l’arruolamento di Sorbara tra i politici stabilmente “satelliti” del sodalizio attraverso un «decisivo appoggio elettorale». Un eventuale sostegno era stato smentito anche dalle intercettazioni relative alla campagna elettorale per le amministrative del 2015, dove il nome di Sorbara non compariva mai, mentre sarebbero stati altri i candidati “sponsorizzati”. La sua vera vocazione, secondo i giudici d’appello, era la politica, praticata ben prima della formazione dell’associazione a delinquere scovata dall’indagine. La sua attività amministrativa era stata passata al setaccio dagli inquirenti «senza che emergessero irregolarità di sorta e men che meno foriere di poter sortire sviluppi in sede penale odi giustizia contabile».

La Procura generale di Torino aveva, però, impugnato la sentenza, ribadendo la convinzione che il politico si fosse messo al servizio di Raso. Una convinzione non condivisa dal procuratore generale della Cassazione che questa settimana ha chiesto ai giudici di non ammettere il ricorso nei confronti di Sorbara, facendo diventare definitiva l’assoluzione. Per Raso e altri 3 imputati la Corte ha annullato con rinvio le condanne, stabilendo che bisognerà fare un nuovo processo d’appello. «Oggi, finalmente, sono davvero libero», ha commentato ieri al Dubbio Sorbara. «Da un lato», ha aggiunto, «posso dire che è finito un incubo. Certo, con l’assoluzione in secondo grado ero libero fisicamente, ma quell’assurdo ricorso da parte della Procura era come una spada di Damocle sulla testa. Non era una vera libertà. Ho provato molta paura, la paura che pur essendo una persona innocente e onesta potessi continuare a rimanere nel giogo della giustizia». «Da un lato assaporo per la prima volta la libertà, dall’altro sono completamente distrutto, non mi vergogno a dirlo, perché ho passato anni nella morsa della giustizia, della diffamazione, degli attacchi, a causa di un’accusa devastante, bruttissima».

MI RIPRENDO LA VITA
Sorbara ora ha «solo voglia di riprendermi la mia vita, ma non sarà mai quella di prima. Era perfetta, la mia vita, e ora non sarà più la stessa». Aggiunge: «Avevo paura, certo, perché solo un incosciente non ne avrebbe quando si è consapevoli che ci sono delle persone che per un periodo possono fare quello che vogliono della tua vita. A me lo hanno fatto per quattro anni, ma sapevo che ne sarei uscito. Adesso la mia vita e quella della mia famiglia può ripartire». Nessun progetto per il futuro e nessuna certezza su un ritorno in politica. «Questa esperienza ha cambiato tutto», spiega. «Per 4 anni non ho avuto progettualità, non ho pensato al futuro. Pensavo solo a questa sentenza. Ora sto cercando di capire cosa fare da grande. L’unica certezza è che voglio riprendere a vivere». Ci sarà un maxi risarcimento. «Ci penseranno i miei avvocati. Ora devo solo pensare a riprendere a lavorare e guadagnare e ripagare i buchi enormi di questi anni fatti di spese e di nessuna entrata, con i conti bloccati. La vicinanza di chi mi vuole bene è stata impagabile». Sorbara era stato arrestato il 23 gennaio del 2019 in una maxi inchiesta della Dda di Torino.

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