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Giustizia, Calenda e Renzi si spaccano su Nordio

 Calenda e Renzi

Fausto Carioti
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Primi scricchiolii. Piccole crepe che si aprono nel cosiddetto terzo polo. Nulla che al momento comprometta la federazione tra Azione e Italia viva, ma intanto Carlo Calenda e Matteo Renzi ricominciano a parlare in pubblico lingue diverse. Un po’ come ai bei tempi: quando, però, non erano alleati. Oggetto della divergenza è Carlo Nordio. Che il fiorentino, non da oggi, ritiene sprecato per il governo, e invidia a Giorgia Meloni.

Lo ha riconosciuto da subito: «Devo dire che il ministro della Giustizia che ha scelto lei è meglio di quello che ho scelto io. Nordio è meglio di Orlando».
Il giudizio non è cambiato dopo che il guardasigilli ha evitato di dare in pasto Giovanni Donzelli e Andrea Delmastro Delle Vedove all’opposizione, che pretendeva le dimissioni dei due. Intervenendo mercoledì in Senato sulla vicenda, il leader di Italia viva aveva chiuso il proprio intervento dinanzi a Nordio dichiarandosi «dalla parte del ministro, della Costituzione, della giustizia».

 

 

Parole simili, poco prima, le aveva pronunciate nell’altro ramo del parlamento Davide Faraone, peso massimo renziano: «Noi le esprimiamo solidarietà, signor ministro, perché crediamo che il vero problema ce l’abbia lei con quel partito di maggioranza, che, in teoria, dovrebbe sostenerla». E mentre Faraone parlava, Calenda vergava su Twitter pensieri tutt’altro che solidali verso il guardasigilli: «L’intervento di Nordio è molto deludente. L’imbarazzo è evidente, la debolezza anche».

Ora: cose simili succedono in tutti i partiti. Solo che poi, nel giro di qualche ora, i protagonisti si telefonano o si scrivono in chat, trovano una linea più o meno comune e s’impegnano a seguirla. O quantomeno a non contraddirsi.

 

 

Calenda e Renzi, invece, ci tengono a distinguersi l’uno dall’altro. Il romano è tornato sulla questione ieri mattina: «Non possiamo, come terzo polo, che esprimere profonda delusione per l’operato di Nordio in questa vicenda. Peccato». E ancora, in serata: «Nordio, con il suo tentativo maldestro di fornire pezze d’appoggio a Delmastro, ha perso gran parte della sua statura di tecnico rispettato e di liberale indipendente».

Notare: Calenda sostiene di parlare a nome del terzo polo. E ha tutto il diritto di farlo, essendo il presidente della federazione delle due sigle. Come lui la pensa Enrico Costa, che infatti fa parte di Azione, e ieri ha preso di mira Nordio, accusandolo di usare il «burocratese per assolvere i compagni di partito». Però non la pensano così Renzi e i suoi. Che in questa campagna, infatti, lasciano volentieri i calendiani da soli. Della vicenda quelli di Iv parlano tra loro, lontano da Calenda. «In privato Matteo continua a difendere Nordio e noi siamo d’accordo lui», racconta uno di loro. Il cui «noi», ovviamente, indica solo i renziani. L’impressione che questo sia l’inizio, e che da quelle parti si stia preparando qualcosa, è forte.  

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