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Carlo Nordio, "separazione delle carriere non negoziabile": il M5s in tilt

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Carlo Nordio non ha intenzione di scendere a compromessi. Almeno sulla separazione delle carriere. Intervenuto alla Camera, il ministro della Giustizia ha parlato di un provvedimento presente "nel programma del governo, è un impegno con gli elettori, intendiamo andare avanti e non andremo alle calende greche". E ancora, zittendo qualsiasi polemica: "Questa non è negoziabile. L'azione penale oggi è diventata arbitraria" perché "il pm indaga quando, dove e come vuole senza rispondere a nessuno". Nelle comunicazioni sull'amministrazione della giustizia, il Guardasigilli elenca quelli che sono alcuni dei punti fondamentali per l'esecutivo. Oltre all'impegno per la separazione dei poteri e per l'autonomia magistratura, tra le prerogative quella di "rendere la giustizia rapida ed efficiente. Una giustizia rapida può essere una giustizia iniqua, però è anche vero che una giustizia lenta è sempre una non giustizia, è sempre una giustizia denegata. Questo ha un impatto enormemente negativo sui cittadini, ma soprattutto, e qui ritorno al tema fondamentale, ha un impatto negativo dal punto di vista economico".

Numeri alla mano, "i ritardi della giustizia ci costano oltre il 2 per cento di Pil e la riluttanza degli investitori italiani e stranieri a investire proprio in Italia dipende dall'incertezza del diritto e dalla lunghezza dei processi". Entrando nel dettaglio del lavoro del ministero, ecco la stoccata sulle intercettazioni. Quest'ultima arrivata dopo che la Commissione Giustizia del Senato ha approvato l'articolo 2 del ddl Nordio che punta a vietare la pubblicazione delle intercettazioni che riguardano terze persone. "Siamo intervenuti al minimo sindacale, sulla tutela del terzo. Mi pare sia una norma minima di civiltà". E ancora: si tratta di uno "strumento indispensabile" per le indagini su reati gravi, evidenzia il ministro, ma se ne fa "un uso eccessivo, sproporzionato nel numero e nei costi rispetto ai risultati, e la loro spesa sfugge al controllo".

Immediata la reazione dei Cinque Stelle. Il Movimento ha presentato, attraverso una risoluzione che verrà messa ai voti in Parlamento, ben ventotto "no". Tra i punti salienti si possono elencare alcune delle priorità del Movimento: "Tornare ad assumere nella giustizia attraverso una massiccia attività di assunzioni"; "astenersi da ogni intervento di allentamento dei presidi anticorruzione"; "rispettare la separazione dei poteri e l'autonomia della magistratura", "sostenere le iniziative parlamentari volte a inasprire il contrasto ai reati ambientali, a rafforzare la tutela del diritto alla salute dei cittadini; "astenersi da qualsiasi intervento volto a riformare le intercettazioni in modo da restringerne l'utilizzo o comunque depotenziarne l'efficacia". E infine: "non abrogare il delitto di abuso di ufficio e non depotenziare il delitto di traffico di influenze; "astenersi dall'introdurre qualsiasi forma di condono"; "tutelare la libertà di stampa e il diritto di cronaca"; "astenersi da qualunque intervento volto a modificare la legge Severino"

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