Poniamo qui di seguito una domanda tutta di merito, con un’inevitabile premessa di contesto. La premessa a essere rigorosi è datata 1992, ma per essere spicci limitiamoci ai tempi più recenti. Siamo un Paese in cui un ministro della Repubblica deve (ancora!) rispondere in tribunale di avere adottato una certa linea politica a proposito dell’immigrazione, sulla quale aveva ricevuto un chiaro mandato popolare (è il caso di Matteo Salvini). Siamo anche il Paese in cui la porzione palesemente ideologizzata dell’ordine giudiziario si è dedicata a smontare i respingimenti di immigrati irregolari attraverso i centri in Albania, stabiliti dal potere politico (anche qui, nella sua sovranità e legittimità).
Diciamo che in Italia la magistratura non si è mostrata ritrosa ad intervenire su dossier politicamente sensibili, via. E, dettaglio che non è affatto tale rispetto al quesito che segue, in Italia vige l’obbligatorietà dell’azione penale. Detto questo giù le carte, la domanda suona: ma gli avventurieri radical della Flotilla hanno commesso un reato? E, nel caso, la notizia, soprattutto nell’Italia ipergiustizialista, è che nessun pm al momento abbia aperto un fascicolo su lorsignori? A leggere l’articolo 244 del Codice Penale, gli interrogativi si moltiplicano. “Chiunque, senza l’approvazione del governo, compie atti ostili contro uno Stato estero, esponendo l’Italia al pericolo di guerra, è punito con la reclusione da 6 a 18 anni”. Qualora gli “atti ostili” siano “tali da turbare soltanto le relazioni con un Governo estero, ovvero da esporre lo Stato italiano o i suoi cittadini al pericolo di rappresaglie o di ritorsioni, la pena è da 3 a 12 anni”. Ora, è qualificabile come “atto ostile” quello che tenta di forzare un blocco navale implementato da uno Stato sovrano in una zona di guerra (peraltro giudicato legittimo nel 2011 dalle Nazioni Unite, istituzione non esattamente tenera con lo Stato in questione)? La logica, la grammatica e il common sense suggeriscono di sì, i codici giuridici non sappiamo, diciamo che qualcuno potrebbe quantomeno aprirli.
Capezzone e il giornalone-ultrà: "Che impressione", chi tifa per Flotilla e violenti
Oggi "Occhio al caffè", la rassegna stampa politicamente scorrettissima di Libero, "viaggia su due...Sicuramente, l’ideona corsara ha preso piede “senza l’approvazione del governo”, che anzi ha più volte invitato, presidente del Consiglio in primis, i “flotillieri” italiani a fermarsi. Non solo: l’esecutivo ha più volte ribadito ai naviganti la possibilità di consegnare gli aiuti umanitari attraverso la mediazione consolidata del Patriarcato di Gerusalemme, ricevendo in risposta sonore pernacchie. Stesso destino a cui è andato incontro addirittura un analogo e vibrante appello del presidente della Repubblica. È autoevidente che la spedizione fino alla costa di Gaza avviene contro il parere delle massime autorità dello Stato, perché infine l’ipocrisia è caduta e gli stessi capataz della Flotilla hanno chiarito che “l’obiettivo politico” ha stracciato il paravento dell’intenzione umanitaria.
E qui è davvero difficile non scorgere il rischio di “turbare le relazioni” con lo Stato d’Israele, odi generare “ritorsoni” quali l’abbordaggio, gli arresti e campionario assortito. A maggior ragione considerato che quello previsto all’articolo 244 è un “reato di pericolo”: perché si consumi, non è per forza necessario che il pericolo si realizzi, basta che il rischio sia concreto e dimostrabile. In questo senso, la fregata della Marina Alpino che si ferma a 150 miglia da Gaza comunicando agli escursionisti ProPal che non può “oltrepassare tale limite” parrebbe già di per sé una prova sufficiente. Certo, a patto che da qualche parte qualche pm stia indagando. Scommettiamo che non è così?