Luigi Bobbio è stato molte cose. Pm antimafia a Napoli, senatore di Alleanza nazionale, capo di Gabinetto di Giorgia Meloni ministro della Gioventù e sindaco di Castellammare di Stabia, l’ex Stalingrado del Sud. Oggi è giudice civile a Nocera Inferiore (Salerno) e voce togata controcorrente, convinto sostenitore della riforma della giustizia.
Libero, ieri, ha raccontato del rischio che corrono i magistrati pro Sì: lei si è pubblicamente schierato, non ha paura?
«Il fatto stesso che io abbia fatto una lunga esperienza politica con la destra e oggi sia tra i soci fondatori del Comitato per il Sì della Fondazione Luigi Einaudi, sta a dimostrare che non ho alcuna paura né timore. Vorrei che tanti altri miei colleghi trovassero lo stesso coraggio e la stessa forza oggi. Certo, questo non vuol dire che io non possa paventare delle ritorsioni, ma nessuna scelta che non contempli anche la valutazione delle possibili conseguenze può dirsi una scelta di coraggio e, soprattutto, di coerenza».
Peraltro, è anche iscritto all’Anm...
«Sono e resto iscritto all’Anm, ma proprio per rivendicare il mio diritto al dissenso e voglio vedere se avranno la faccia di cacciarmi. D’altronde, sono sotto attacco da parte della corporazione da anni in tutte le sedi interne; però sono un combattente e la cosa non mi impedisce di vivere e lavorare sereno e imparziale come sempre».
A sinistra c'è aria di sconfitta: parte il fuggi fuggi da Elly Schlein
Manca solo che qualcuno cominci a dire: «Elly chi?», marcando le distanze al punto da far finta di non cono...Il sorteggio al Csm o la separazione delle carriere: che cosa spaventa di più i signori delle correnti?
«Non v’è dubbio che la magistratura tema sommamente il sorteggio. Lo temono i capi corrente perché azzera il più potente fattore di controllo interno e non solo di opinione del corpo giudiziario, e questo perché il metodo elettivo rafforza lo spirito politico e di casta. Ma lo temono anche i magistrati nel loro complesso perché, con il sorteggio, ciascuno va a perdere i propri agganci personali all’interno del Csm guadagnati con il voto e la campagna elettorale a favore degli eletti».
Il cosiddetto ricatto della carriera?
«Sì, con il sorteggio crolla il perverso gioco delle segnalazioni e delle autopromozioni nonché quello delle cordate contro o a favore. La separazione, però, è l’antecedente logico giuridico necessario alla introduzione del sorteggio».
Elly Schlein e il voto sulla giustizia: perché rischia di saltare
Che per il governo, anzi per qualunque governo e in qualsiasi momento, un referendum costituzionale confermativo rappres...Che cosa risponde a chi bolla la riforma come il tentativo dell’Esecutivo di mettere sotto il controllo politico i pubblici ministeri?
«Questo è l’argomento (fasullo) preferito di Nicola Gratteri (il procuratore di Napoli, ndr), testimonial di sé stesso e della Anm. È un argomento falso, apodittico, indimostrato. La separazione non solo è il naturale e necessario completamento dell’articolo 111 della Costituzione, ma tende a soddisfare una esigenza cogente di architettura costituzionale».
Ovvero?
«Pm e giudici oggi sono due fratelli, nati dalla stessa madre e cresciuti nella stessa casa. Certo, due fratelli, in concreto, possono anche trovarsi in disaccordo su singoli episodi della vita (si pensi ai casi in cui le richieste del pm vengono rigettate dal giudice) ma sono casi che non incidono sulla fratellanza. Continuano a condividere la stessa educazione, la stessa visione delle cose, il reciproco senso di “famiglia”. Sono e restano fratelli anche agli occhi del mondo. Questo legame, questa identità di genere va spezzata e la separazione rappresenta il mezzo necessario, il solo utile. Del resto, autonomia e indipendenza, sia del pm che dei giudici, sono mantenute e riaffermate con forza nel testo dello stesso articolo 104 della Costituzione».
Che non viene toccato...
«Dirò di più: autonomia e indipendenza dei magistrati sono diritti dei cittadini. Per i magistrati sono un limite e un dovere del loro agire. La magistratura corporativa se n’è impossessata arbitrariamente e strumentalmente e li brandisce come una clava per difendere lo strapotere corporativo».
Teme un’alleanza tra il Pd e l’Associazione nazionale magistrati sul referendum?
«L’alleanza è nei fatti purtroppo per il Pd che, così facendo, dimostra miopia e insipienza politica e totale mancanza di senso dello Stato e della Costituzione. E poi non si può nemmeno chiamare alleanza un rapporto che vede ormai da anni i Dem e la sinistra in posizione subalterna e servente rispetto alla Anm e a tutela esclusiva dello strapotere corporativo e anticostituzionale di quest’ultima. Sul piano elettorale referendario non temo affatto questa perversa intesa perché gli elettori sanno ben giudicare».
Lei, in una vecchia intervista, avanzò la proposta di eliminare anche l’obbligatorietà dell’azione penale: perché?
«Oggi più che mai resto convinto della necessità e opportunità di intervenire su questo fronte. Da decenni, ormai, i pubblici ministeri gestiscono a loro esclusiva discrezione e piacimento la selezione degli affari investigativi cui dare priorità di trattazione. Si capisce bene che questa è una scelta eminentemente politica perché impatta direttamente sui bisogni dei cittadini e non è più tollerabile che tali scelte politiche vengano operate, in nome di logiche e motivazioni personali e politiche interne alla magistratura inquirente, da questa stessa magistratura. Sono scelte che, proprio perché politiche, vanno rimesse nelle mani del governo e del Parlamento, unici soggetti costituzionali titolari del potere di rappresentanza della volontà popolare e quindi anche della valutazione, della individuazione e delle soluzioni dei problemi e delle necessità dei cittadini nell’esclusivo interesse di questi ultimi».




