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Caivano, arrestato grazie al decreto Meloni. Ma il giudice lo scarcera subito

di Simone Di Meogiovedì 20 novembre 2025
Caivano, arrestato grazie al decreto Meloni. Ma il giudice lo scarcera subito

3' di lettura

E meno male che la Terra dei fuochi è un’emergenza su cui tutti (soprattutto a sinistra) si esercitano in dotte considerazioni retoriche e populiste. Capita però che un piromane, sorpreso a incendiare 25 sacchi di scarti tessili, venga sì arrestato dai carabinieri, ma scarcerato dal giudice delle indagini preliminari in nome di un poco rituale senso di garantismo.

Succede nel cuore dell’area diventata tristemente famosa per i roghi che riempiono di diossina l’aria, l’acqua e la terra. Più precisamente alla periferia di Caivano, il Comune che ospita il famigerato Parco Verde. Tra campi trascurati e discariche abusive che spuntano un po’ ovunque, un rogo sprigiona una nuvola nera. Tutt’attorno è il deserto, si legge negli atti della polizia giudiziaria.

In un attimo si scatena l’inferno. Sterpaglie in fiamme, cumuli ordinati di scarti tessili, tubi metallici, residui di gomma industriale: quintali di rifiuti sistemati come fossero in attesa di essere prelevati e portati in discarica che prendono fuoco. E non certo per autocombustione. Le telecamere dell’innovativo servizio di controllo dell’area riescono a immortalare un suv che arriva a tutta velocità, un uomo (57 anni, di Acerra, Cuono T., classe ’68) che accende la miccia e poi si allontana.

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Le pattuglie dei carabinieri, grazie alle immagini e a un lavoro vecchio stile sul territorio, tracciano il percorso dell’auto e lo arrestano poche ore dopo in flagranza differita, spedendolo ai domiciliari. Eppure, nonostante l’arresto, il finale di questa vicenda è un paradosso tutto italiano. Il gip di Napoli Nord convalida il fermo, ma sostituisce la custodia cautelare con l’obbligo di presentazione alla stazione dei carabinieri di Caivano: tre volte a settimana, due ore scarse di controllo. Un reato ambientale aggravato che si risolve in una stretta di mano e un «ci vediamo lunedì».

NUMERI DA BRIVIDI

Il caso fotografa un fenomeno tutt’altro che episodico. Nella Terra dei fuochi — che abbraccia 55 comuni tra Napoli e Caserta — la combustione dei rifiuti è un rituale tossico. I dati ufficiali raccontano una normalità deformata: nelle province interessate l’indice di mortalità è superiore alla media nazionale, con picchi del +13% per le donne nell’area napoletana e del +10% per gli uomini. L’ospedalizzazione infantile per tumori nel primo anno di vita viaggia su percentuali da brivido: +51% nell’area di Napoli, +68% in quella di Caserta.

E mentre dal 2002 sono state avviate 267 inchieste, con quasi 600 arresti e centinaia di denunce, il territorio continua a offrire scenari che sanno di resa più che di riscatto.
E non certo per colpa delle forze dell’ordine che, anzi, si profondono in mille sforzi per arginare il fenomeno dei roghi e anche per frenare la criminalità camorristica che, in queste aree, vede attivi due superclan come i Casalesi e l’Alleanza di Secondigliano. Organizzazioni che hanno soldi, proiettili e cattiveria.

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GLI SFORZI DEL GOVERNO

Il governo di Giorgia Meloni, più di ogni altro, ha tentato di rafforzare l’arsenale normativo con il nuovo decreto contro gli illeciti ambientali, convertito in legge nel 2025: arresto in flagranza entro 48 ore, pene inasprite, sanzioni raddoppiate per le imprese, droni e sistemi di sorveglianza collegati alle sale operative della Regione. È stato nominato un commissario straordinario per la bonifica, ma davanti a episodi del genere bisogna alzare le mani: se il giudice scarcera, a che serve far scattare le manette?
E intanto il quadro epidemiologico della Terra dei fuochi peggiora: studi recenti rilevano arsenico, piombo, mercurio anche in aree considerate “pulite”, con valori nei campioni vegetali che avvelenano perfino i terreni agricoli lontani dai roghi, in quella che un tempo era la Campania Felix dei romani. Perfino il dato positivo registrato dalla Prefettura — una riduzione dell’80% dei roghi nel 2022 rispetto al triennio precedente — non basta a compensare un quadro in cui ogni incendio è un ritorno al punto di partenza. Così si arriva al punto: mezzi avanzati, leggi nuove, cabine di regia, tavoli tecnici e commissari speciali, e poi un piromane colto in flagranza che esce dalla porta principale. Un rogo filmato, un arresto perfetto, un provvedimento che evapora come il fumo sopra le campagne tra Acerra e Caivano. A rimetterci in questa storia sono tutti: i cittadini, le forze dell’ordine e il senso di fiducia nella giustizia.