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Monti ammette e si arrende: siamo ancora in crisi

Lucia Esposito
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  Mario Monti, per la prima volta alza le mani e  ammette che siamo ancora in crisi, usa una metafora inaugurando la sede di Vodafone Village: "Ci siamo spostati dall'orlo del  precipizio, ma il cratere del precipizio si sta allargando e ci sta rincorrendo. Siamo di nuovo in crisi. Adesso dobbiamo pensare di più alla crescita che richiede molto tempo". Il premier dunque ha spiegato che gli effetti del deceto sviluppo non saranno a breve: "Non voglio dare illusioni: prendere provvedimenti per la crescita è un percorso lungo e faticoso  e a breve potrà esserci qualche effetto, ma non possono essere misurati su un mese o su un trimestre". Ha parlato anche della dismissione dei patrimonio pubblico. "Sarebbe di discutibile opportunità venderle al mercato - ha detto - perdendo la possibilità di fare un minimo di strategia industriale e in un momento in cui i prezzi sono così bassi". Secondo Monti, la decisione di vendere parte del patrimonio pubblico non è stata presa subito "perchè sarebbe stato un messaggio sbagliato al mercato e alla comunità internazionale. Prima bisognava mutare durevolmente i flussi correnti".  Il Paese, ricorda il premier, "era atteso alla prova sulla sua   capacità di aumentare i flussi correnti e sottoporsi a sacrifici,   come nella lotta all'evasione fiscale". "Se tutti gli aggiustamenti   fossero stati fatti vendendo pezzi di patrimonio" il messaggio ai   mercati sarebbe stato sbagliato. Monti sottolinea questo aspetto in un  passaggio del suo intervento alla inaugurazione del Vodafone Village.     

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