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Il ritorno alle origini del CavSarà di nuovo "Forza Italia"

Nei giorni della discesa in campo

Andrea Tempestini
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  di Barbara Romano Tanto casino per niente. Sono mesi, se non anni, che le teste d'uovo del Pdl si spremono le meningi per dare un nuovo nome al partito. Un brainstorming permanente per riuscire a rottamare quell'acronimo che Silvio Berlusconi non vuole neanche più sentir pronunciare, tanto più se preceduto dall'articolo “la”. Alla fine il nome è stato trovato. Anzi, riesumato: Forza Italia. Quello che il Cavaliere voleva dall'inizio, da nostalgico di quell'età dell'oro datata 1994, quale è. Tuttavia, ha voluto concedere una possibilità ai suoi consigliori per vedere se fossero capaci di partorire di meglio. Alla fine, dopo aver scandagliato in lungo e in largo la vasta gamma delle varianti sul tema dell'Italia, che avrebbe comunque dovuto comparire nella nuova partitonomastica di  via dell'Umiltà, tutti sono venuti, come sempre, sulle posizioni del capo. Non c'è niente di più nuovo dell'antico, che per giunta ha funzionato. Sta proprio qui la ragione dell'irremovibilità del Cav. Forza Italia è come un talismano per l'ex premier, convinto che invece Pdl porti sfiga. E che si trovi nelle origini la soluzione.  Il nuovo corso berlusconiano, insomma, è un ritorno al futuro. Dove non si vedranno svolazzare aquiloni, né sbocciare rose tricolori, e neppure svettare Minerve alla Ferrara. Quasi sicuramente, la nave azzurra che solcherà l'oceano che oggi la separa da Palazzo Chigi, batterà bandiera verde-bianco-rossa. Cioè, il vecchio caro logo di Forza Italia, che Berlusconi è più che mai intenzionato a ribrandire nella campagna elettorale delle Politiche 2013.  Che non inizierà prima della fine dell'estate. Il duedipicche dato venerdì ai Cristiano Riformisti di Antonio Mazzocchi riuniti all'Hotel Ergife a Roma, per inciso, non sembra una decisione dell'ultimo minuto. Ma è una scelta ben studiata quella di procrastinare il ritorno in scena del Cavaliere, che mira a riappalesarsi più bello e gagliardo che mai.  Sarà letteralmente una campagna d'autunno. Da fonti interne a Palazzo Grazioli si apprende che il neoricandidato premier del centrodestra non si affaccerà da un pulpito prima di settembre. Niente predellinate estive, per intenderci. In quel che resta di luglio e tutto agosto, Berlusconi si blinderà ad Arcore con i suoi trainer, politici ed atletici, per presentarsi al massimo della forma al termine delle ferie. Con una silhouette di tutto rispetto sulla quale sta già lavorando sodo con un cura a base di dieta e corsa. Il training propedeutico alle elezioni «lo porterà a perdere in tutto otto chili», pronostica il suo medico personale Alberto Zangrillo, primario del San Raffaele, che dà l'imprimatur alla sesta discesa in campo di Berlusconi alla bellezza di 76 anni. «Dal mio punto di vista è pronto per una nuova campagna elettorale», diagnostica Zangrillo alla Zanzara su Radio24, «anzi, è salutare che lui interpreti una vita da protagonista. Berlusconi deve essere in prima fila, altrimenti si deprime e corre il rischio di ammalarsi». L'elisir d'eterna giovinezza del Cav, oltre all'adrenalina della politica, è «un mix equilibrato di carboidrati e proteine, molta acqua e sport», svela il suo medico, che se ne attesta la paternità: «Si chiama dieta Zangrillo». Ma prima di tutto, Berlusconi intende rientrare nell'agone politico con tutto un arsenale di primizie programmatiche, che vanno dalla riduzione della spesa pubblica alle grandi riforme istituzionali. Difficile che, con l'aria che tira, trovi qualche tassa da tagliare o che cavalchi l'onda dell'anti-euro. Ma pur dentro i paletti congiunturali imposti dalla crisi, anche stavolta Berlusconi vuole tirare fuori un coniglio dal cilindro per stupire gli elettori con effetti speciali. Le sue energie saranno tutte concentrate proprio nell'escogitare la genialata. Quale, per ora non lo sa. Ma di sicuro sarà una qualche manna per alleviare agli italiani il peso della crisi.  Il motivo per cui ritorna in campo per la sesta volta, Berlusconi lo ha confidato a Bruno Vespa, sotto forma di domanda: «Se alle prossime elezioni dovessimo scendere per assurdo all'8%, che senso avrebbero avuto 18 anni di impegno politico?». Nell'intervista di Vespa pubblicata ieri sul Qn, l'ex premier aggiunge che, fosse stato per lui, «avrei voluto dare l'annuncio più in là, magari in autunno. Ma qui non si riesce a tenere niente di riservato…». «Come se», chiosa il conduttore di Porta a Porta, «non fosse lui il primo a lasciarsi scappare ogni segreto». Non è ancora tornato in pista Berlusconi, che già gli piovono addosso molotov dal centrosinistra. Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani bolla come «agghiacciante» la revenge del Cav. Nell'imputare all'ex premier di «aver appiccato il fuoco» e tributando Mario Monti della medaglia di «pompiere», rincara: «Sarebbe curioso che colui che ha appiccato il fuoco si permettesse adesso di fare le pulci al pompiere che comunque ha impedito che il fuoco dilagasse». E giù la contraerea del Pdl. Che parte da Paolo Bonaiuti: «Tutti gli appelli al dialogo e alla reciproca comprensione ascoltati negli ultimi mesi si sono liquefatti sotto il sole estivo non appena il segretario del Pd si è spaventato per il ritorno in campo di Berlusconi». E arriva al capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto: «Bersani ci fa rimpiangere il Pci». Passando per il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone: «Il Pd e Bersani non cambiano mai: un mix di antiberlusconismo e di linea “tassa e spendi”». E il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, convinto che «la ridiscesa in campo di Berlusconi non farà certo bene all'Italia», si becca la sberla dell'ex ministra Anna Maria Bernini, che lo piazza  «in testa alla solita armata Brancaleone in marcia compatta sotto le insegne del “tutti tranne Berlusconi”». Unica voce fuori dal coro di peana del Pdl è l'ex ministro degli Esteri, Franco Frattini, che dalle colonne di Liberal esorta alla «continuità con il montismo», tanto da invocare un Monti bis.  

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