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Vietato ai Minoli

E' un peccato che il giornalista non condurrà il talk show del giovedì sera che dovrebbe sostituire Santoro

Lucia Esposito
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È davvero un peccato che Giovanni Minoli, quello de «La Storia sono io», non condurrà il talkshow del giovedì sera che dovrebbe sostituire la vacatio di Santoro. Minoli era l'ideale, perché le ha davvero tutte. Giovane: ha solo 67 anni. Dinamico: è pensionato dal 2010 e da poco prima, cioè, che la Rai vietasse le collaborazioni ai dirigenti pensionati. Umile: ha un contratto con la Rai per due milioni di euro e pare ne volesse altrettanti per il talkshow. Incorruttibile: è solo per caso che le sue redazioni siano cognomeidi. Trasparente: ha solo il suocero ex direttore storico della Rai, la moglie a capo della società Lux (che ha il più alto budget in Rai) e il cognato ministro. Indipendente: è appeso ai partiti come Tarzan alle liane ed è stato solo martelliano, veltroniano, prodiano, berlusconiano (non richiesto) e soprattutto craxiano; in uno spot in cui intervistava Craxi in un supermercato (1987) Minoli stava alla cassa; in una lettera ancora a Craxi (1989) concludeva così: «Se servo, ci sono». È pure un investimento: è lui che ha prodotto il disastro di Agrodolce per cui la Rai è stata condannata a pagare vagonate di milioni (e altre cause sono in corso) con 300 persone che perderanno il lavoro. È lui che ha prodotto le celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia con ascolti degni dei Mille di Garibaldi. Insomma, è un peccato. di Filippo Facci

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