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Ci siamo quasi

Continuano le polemiche sul Ponte sullo Stretto. Italia dei Valori vuole sopprimere il progetto, ma scorda che fu lo stesso Di Pietro a portarlo in Consiglio dei ministri...

Giulio Bucchi
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di Filippo Facci Il governo Monti ha congelato per altri 540 giorni il progetto per il Ponte di Messina: in pratica, per evitare di pagare penali alla società di progettazione, l'ultima parola spetterà al prossimo governo. L'ex ministro Altero Matteoli ha detto che il progetto proseguirà se il Pdl tornerà al potere. Allora l'Italia dei Valori (sì, c'è ancora) ha fatto una piazzata e ha definito «scellerata» la decisione di non sopprimere subito la società. E anche i Verdi hanno parlato di «schiaffo all'Italia onesta». Ordunque: ai dipietrini andrebbe ricordato che fu proprio Di Pietro che portò il Ponte in Consiglio dei ministri quand'era ministro dei Lavori Pubblici: era il 26 luglio 1996 e definì l'opera «urgente». Ai Verdi, invece, andrebbe ricordato che furono proprio i voti dell'Italia dei Valori, il 25 ottobre 2007, a bocciare un emendamento dei Verdi che voleva appunto sopprimere la società di progettazione. Detto questo, stiano tranquilli: del Ponte si sono occupati trentacinque governi e 236 ministri in tredici legislature, fu promesso da Mussolini, da Craxi, da Prodi e da Berlusconi. Il progetto ha fatto ammucchiare circa un quintale di documenti e ha fatto spendere almeno 200 milioni di euro in studi e progettazioni: un paio d'anni in più, o in meno, sai che differenza fanno.

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