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Pisapia si fa la legginaper far ripartire Area Cin barba ai giudici

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Il Consiglio di Stato, lo scorso luglio, aveva bocciato l'ingresso a pagamento in centro. Ma lui annuncia: torna a settembre

Matteo Legnani
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Sentenza da aggirare in nome del “bene comune”. L'avvocato Pisapia non ha alcuna intenzione di fermarsi di fronte ai giudici del Consiglio di Stato. La bocciatura rifilata a luglio dalla sua Area C è un'onta che va lavata rapidamente. Così, invece di attendere un nuovo parere del Tar, il Comune ha scelto di presentare una delibera fotocopia, ignorando del tutto il veto imposto delle toghe. Dal dieci settembre i milanesi dovranno riniziare a pagare, a prescindere da quanto deciso dai tribunali. Per chi si fosse perso qualche puntata, la vicenda ha avuto inizio poco dopo l'elezione di Giuliano Pisapia. Dopo aver promesso che la sua vittoria avrebbe stravolto il volto della città, arricchendola di piste ciclabili e campi fioriti, il neosindaco non ha trovato di meglio che rilanciare l'odiato Ecopass di Letizia Moratti, cambiandogli nome e qualche regola.  In pratica, invece di far pagare le auto in base alla quantità di sostanze inquinanti emesse, la giunta ha imposto lo stesso dazio per tutti, alzandolo a cinque euro. Una soluzione utilissima per riempire le casse, decisamente meno per migliorare la qualità dell'aria. Gli assessori milanesi, tuttavia, si sono accontentati di aver diminuito i volumi di traffico, fregandosene delle proteste dei commercianti del centro, la cui clientela -spaventata dai nuovi balzelli - si è data letteralmente alla macchia. Le associazioni di categoria hanno scelto di attaccare il Comune per vie giudiziarie, ottenendo pochi successi. Il tutto fino allo scorso luglio, quando una garagista è riuscita con la sua denuncia solitaria a ottenere un parere favorevole da parte dei giudici del Consiglio di Stato, che hanno anche condannato Palazzo Marino a rifondere alla signora i mancati incassi dovuti a una delibera che, per di più, presentava alcune vistose lacune sul piano normativo. In particolare, il Comune non ha mai presentato un piano della mobilità - richiesto dalla legge per questo tipo di provvedimenti - e non ha permesso al Consiglio comunale di votare la delibera. E così è arrivata la bocciatura.  Pisapia e il suo assessore al Traffico Pier Maran, tuttavia, non aspetteranno gli esami di riparazione, ovvero la nuova sentenza del Tar che dovrebbe arrivare in autunno. Verrà presentata una delibera fotocopia, in modo da poter ripartire con le gabelle già il prossimo dieci settembre, in tempo per l'apertura delle scuole.  L'ordinanza, in pratica, è stata aggirata.  La nuova leggina, per altro, potrebbe anche contenere qualche nuova sorpresa. In cambio di qualche piccolo sconto ai garagisti, infatti,  i “falchi” ambientalisti della maggioranza hanno chiesto un tributo. L'idea è quella di colpire il vero incubo dalla sinistra radicale: i proprietari dei suv. Solo per loro, Sel e alcuni esponenti Pd vorrebbero introdurre un superdazio, che tuttavia potrebbe rendere ancora più accidentata la strada per  Giuliano e soci. I tecnici di Palazzo Marino non hanno la minima idea di come si possa tradurre la categoria di Sport Utility Wagon (inventata dagli esperti di marketing) in termini legali. Per incastrare i Suv bisognerebbe indicare un mix di alcune caratteristiche, tra le quali la cilindrata e le dimensioni del veicolo in generale. In tribunale, tuttavia, sarebbe difficile spiegare perché un provvedimento sul traffico colpisca più una Porsche Cayenne di una Ferrari.  Le associazioni, d'altra parte, sono già pronte a rispondere alla mossa di Pisapia con un'autentica pioggia di ricorsi. Gli esposti verranno tutti modificati a seconda della nuova delibera e ripresentati al Tar. E qui, almeno secondo i consiglieri (ed ex assessori) di Pdl e Lega non c'è alcuna speranza che la squadra arancione esca a testa alta. Il Comune, infatti, non è stato in grado di risolvere nessuna delle criticità sulle quali i giudici avevano puntato il dito. Non c'è un nuovo piano della mobilità, il Consiglio non verrà chiamato a votare la delibera e i commercianti continueranno  a subire un danno economico. In pratica, l'impressione è che l'ormai ex astro nascente del centrosinistra lombardo abbia intenzione di affidarsi semplicemente alla clemenza delle corti, sperando di non trovare mai più sulla propria strada delle toghe poco accomodanti. Oltre al danno d'immagine, per altro, Palazzo Marino rischia di ingigantire a dismisura gli effetti di questa campagna. Per chiudere il bilancio, c'è bisogno dei 22 milioni di euro che l'assessorato al traffico contava di incassare con Area C. Per ora, ne sono arrivati 11. Se in tribunale dovesse andar male, a Pisapia toccherà tappare il buco. E lo stesso discorso vale per le tante multe elevate finora a chi è passato sotto i varchi del Comune senza pagare il ticket. Nonostante la delibera sia stata dichiarata illegittima, la giunta arancione ha confermato che non ci sarà alcuna sanatoria. Le sanzioni andranno pagate tutte senza distinzioni. Prevedibile, quindi, che anche in questo caso i milanesi rispondano rivolgendosi ai propri avvocati, portando nuovo lavoro per i legali del Comune. Un caos senza fine. di Lorenzo Mottola

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