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Politica, mafia, droga e violenza: il ritratto dei capi ultrà più temuti

Nicoletta Orlandi Posti
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Ogni squadra ne ha uno. Leader incontrastati che riescono, come ha fatto Genny 'a carogna sabato sera, a placare una intera curva inferocita. Sono i capi ultrà, tifosi numeri uno che decidono per tutti, che dettano le regole e si fanno rispettare: veri e propri ras del calcio con al seguito fino a 15 mila persone disposte a tutto per eseguire i loro ordini. Uomini con alle spalle storie di criminalità organizzata come il napoletano Gennaro De Tommaso, protagonista della trattativa con la Polizia e i giocatori del Napoli prima del fischio d'inizio della finale di Coppa Italia contro la Fiorentina; di militanza politica nelle fila dell'estrema destra come Daniele De Santis, detto Gastone, romanista che ha sparato a Ciro Esposito, 28enne tifoso del Napoli fuori dall'Olimpico prima della partita. E che, per inciso, è stato arrestato all'Ospedale Gemelli di Roma, dov'è ricoverato in condizioni gravi (rischia la paralisi agli arti inferiori), perché secondo gli inquirenti avrebbe provocato la reazione del romanista. Da Torino a Milano, da Catania a Brescia e Verona, ogni curva il suo capo. Repubblica ha tracciato il ritratto di alcuni che si sono fatti notare per episodi di cronaca che poco hanno di "sportivo" pur riguardando il calcio. Si scopre così che a Roma Gastone non conta più molto all'Olimpico, sostituito in curva da esponenti di altri gruppi, anche più piccoli. Sulla curva opposta, quella della Lazio, il gerarca è Fabrizio Piscitelli, in arte Diabolik, ha 47 anni, leader degli Irriducibili nel Lazio. È in carcere per traffico di stupefacenti. Ma se Roma e Lazio hanno tifoserie prevalentemente di estrema destra, a Livorno e a Teramo le curve sono tutte rosse. A Teramo, in particolare, chi comanda è un 31enne comunista, Davide Rosci, che è stato condannato a 6 anni di carcere per l'assalto al blindato dei carabinieri nel 2011 durante gli scontri del 15 ottobre. Anche la criminalità organizzata è un terreno fertile per far crescere i capi ultrà. Genny a' carogna , è figlio di Ciro De Tommaso, condannato in primo grado a 24 anni per associazione camorristica e fatti di droga. "E' lui il capo di tutta la curva del Napoli", indicò nel 2008 il pentito Emilio Zapata Misso, disegnando ai magistrati la geografia ultrà del San Paolo con i nomi degli infiltrati mafiosi in curva. Spostandosi a Nord Repubblica fa i nomi di Loris Grancini, capo dei Viking della Juventus, considerato uomo vicino a Cosa nostra e alla cosca calabrese dei Rappocciolo; di Giancarlo "Sandokan" Lombardi, capo della "Curva Sud" del Milan che ha precedenti per rapina, lesioni, tentato omicidio; di Franco Caravita, fondatore dei Boys, arrestato più volte per reati da stadio è il ras della curva dell'Inter. Poi c'è il Bocia, leader storico dei tifosi dell'Atalanta, al secolo Claudio Galimberti, che a 42 anni suonati ha già collezionato una ventina di daspo, Fabrizio Fileni è invece capo ultras del Genoa: ordinò ai giocatori rossoblù di togliersi le maglie dopo la sconfitta col Siena. Diego Piccinelli, del gruppo ultras Brescia 1911, è stato denunciato per aver aggredito un tifoso del Verona: ha il foglio di via. Michele Spampinato, 37 anni, ha subito il daspo ma ancora gestisce la curva del Catania.

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