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Renato Vallanzasca: "Ho creato un fondo per le famiglie delle mie vittime"

Nicoletta Orlandi Posti
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Non ha commesso un furto ma è stato "incastrato" e ora rischia di perdere la libertà. È questa la tesi sostenuta da Renato Vallanzasca davanti ai giudici del tribunale di Milano che lo dovranno giudicare per il presunto furto messo a segno il 13 giugno scorso nell'Esselunga di viale Umbria, a Milano. L'ex bandito della 'mala', che ora rischia il beneficio del lavoro part - time fuori dal carcere, grida al 'complotto'. "Perché mi è stata fatta una cosa del genere non lo so - ha detto rendendo dichiarazioni spontanee - io so soltanto che entro Natale avrei dovuto discutere della mia liberazione condizionale e potevo tornare libero». Secondo il 'bel Rene', un giovane sui 30 anni che si era presentato come amico dell'ex moglie l'avrebbe incastrato mettendo quelle cose nella borsa. Il ragazzo avrebbe iniziato a fargli i complimenti, offrendosi poi di portargli la borsa alla cassa. Ma una volta alla cassa, accampando come scusa un intede della serellina, era scappato via lasciandolo con la borsa dei prodotti che aveva acquistato ma anche uno zainetto con i boxer, il concime e le cesoie rubate. "Sono molto stanco", avrebbe detto Vallanzasca ai giudici. "Voglio solo riprendere il mio lavoro e rimediare al male fatto in passato". Come? Il Corriere della Sera spiega che Vallanzasca ha creato un fondo per risarcire le famiglie delle sue vittime.

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