Falso allarme bomba sull'aereo per Orio: il ruolo di 'ndrangheta, banda della Magliana e pachistani
Ci sarebbe un intrigo internazionale con protagonisti pakistani, uomini della ‘ndrangheta ed elementi dell'ex banda della Magliana dietro la telefonata arrivata alla polizia aeroportuale di Lamezia Terme, lo scorso 4 settembre, che annunciava una bomba a bordo dell'aereo in volo da Lamezia a Orio al Serio. Un allarme che aveva costretto il servizio di sicurezza nazionale di far scortare l'aereo di linea da due caccia. Per quello "scherzo", racconta il Corriere della Sera è stato denunciato Andrea Traini, 31 anni, nessun precedente penale, e Melinda Mangut, una rumena di 28 anni che è la convivente di Marcello Giacobbe, di Gioia Tauro, arrestato con il fratello Biagio, lo scorso marzo, dai carabinieri di Gioia Tauro, perché accusato di essere il mandante dell'omicidio di Arcangelo Pelaia. All'origine del delitto una faida familiare, scoppiata nel 2005, con l'uccisione dei cugini Leonardo e Saverio Giacobbe. Proprio per vendicare i parenti Marcello Giacobbe e i suoi fratelli, legati ai Molè, cosca storica della Piana di Gioia Tauro, hanno ordinato l'assassinio di Arcangelo Pelaia, fratello di Giuseppe, ritenuto l'autore del duplice delitto avvenuto sul lungomare di Gioia Tauro. La scheda e il telefonino - Il sospetto che la telefonata non fosse solo uno "scherzo" come lo hanno definito gli indagati, si è fatto strada quando la polizia ha scoperto che la scheda utilizzata era stata attivata il 13 agosto e ha funzionato sino al 4 settembre - giorno, appunto, dell'allarme. L'ultima telefonata è stata proprio quella al centralino della Polaria di Lamezia. La scheda, spiega Carlo Macrì, è stata comprata in un negozio di telefonia di Brescia, l'Aimad, gestito da un pakistano. Ad acquistarla un altro pakistano che si è presentato al venditore con un passaporto falso. Negli archivi della polizia non esiste nessun individuo con quelle generalità. Addirittura, nel passaporto, la residenza coincide con la filiale del Banco di Brescia. C'è poi un particolare che ha allarmato ancor di più gli inquirenti. Il pakistano ha acquistato altre due schede assieme a quella utilizzata per la telefonata in aeroporto. I contratti, però, sono stati firmati con nomi diversi. La scheda e il telefonino sono poi finiti nelle mani di Andrea Traini e Melinda Mangut. I due indagati hanno detto di averli acquistati a poco prezzo al mercato nero. Ma è davvero possibile che i due abbiano acquistato una sim per fare una bravata e qualche altra telefonata e poi abbiano deciso di buttarla via, assieme al telefono? Non è stato affatto così, perché in realtà quella scheda è servita ai due per chiamare l'aeroporto, ma anche per fare altre sei telefonate, precedenti la chiamata che ha scatenato l'allarme: due a una donna che vive con il figlio in una località del Lazio, altre tre telefonate alla moglie di un ergastolano, di origini romane. E soprattutto, una chiamata ha raggiunto il cellulare in uso a un ex esponente della banda della Magliana, che vive nella Capitale e si trova agli arresti domiciliari. Mister X - È un personaggio che sta collaborando con gli inquirenti. Anzi, al momento è un uomo chiave dell'inchiesta, che ha permesso di individuare i due indagati. L'uomo è stato interrogato e, messo alle strette – nella rubrica del suo cellulare era rimasto memorizzato il numero di telefono partito dall'apparecchio che utilizzava la sim card intercettata – ha fornito i nomi dei due indagati che vivono a Brescia, e il loro domicilio. Il boss romano potrebbe aver detto altro. E su questo stanno lavorando gli investigatori di Lamezia Terme. L'attenzione degli inquirenti, rivela il Corsera, si starebbe concentrando su Marcello Giacobbe, l'uomo di Melinda Mangut, indagato in passato per traffico di opere d'arte. La sua convivente non ha un posto di lavoro, così come non ce l'ha Andrea Traini, l'altro indagato. Il loro tenore di vita è però molto agiato. Che Melinda sia una nuova dama bianca al servizio delle cosche che la utilizzano per i traffici nazionali e internazionali di cocaina?, si chiede Marcrì. E se la telefonata all'aeroporto di Lamezia fosse stata fatta per tastare il grado di allarme aereo in caso di attentati? La vicenda resta al momento un giallo.