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L'Italia riconosce la libertà di cultoper buddisti e induisti

Via libera al riconoscimento di luoghi e festività per le due comunità religiose. E per i seguaci di Buddha apre a Roma la grande Pagoda

Nicoletta Orlandi Posti
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  Giornata storica per i buddisti e induisti d'Italia: dal primo febbraio il nostro Paese riconosce la loro libertà di culto con tanto di legittimazione per i ministri, i luoghi e le festività religiose. Nonostante nella nostra Costituzione ci sia l'articolo 8, quello che garantisce la libertà di tutte le religioni, finora lo Stato italiano non aveva siglato accordi con confessioni non cristiane, con l'eccezione, nel 1989, delle Comunità ebraiche e, nel luglio scorso, con i Mormoni. Adesso è il turno delle comunità degli induisti e dei buddistiche negli ultimi anni sono cresciuta considerevolmente non solo per effetto dell'immigrazione. Per quanto riguarda l'induismo ai 119 mila extracomunitari fedeli che ha censito la Caritas se ne devono aggiungere altri 135 mila italiani che praticano l'iduismo. Stesso discorso per i buddisti: gli italiani seguaci del Buddha sono 80 mila più 20 mila saltuari e 30 provenienti dall'Asia.  Grande Pagoda a Roma - Passata la festa per il riconoscimento del culto i cinesi buddisti romani avranno anche un altro motivo per festeggiare: il 31 marzo verrà inaugurata a Roma la Grande Pagoda a via dell'Olmo che grazie alla nuova normativa, sarà immediatamente riconosciuta come luogo di culto. L'accordo raggiunto prevede anche la possibilità di accedere all'8 per mille del gettito fiscale come le altre religioni riconosciute, la cattolica, la valdese, l'ebraica.  

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