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L'accusatore di Penati nega tutto: "Costretto dai pm"

Matteo Legnani
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Ha negato tutto, secondo un copione che fa tornare alla mente quelli di Tangentopoli. Coi giudici carcerieri e gli indagati "costretti" a confessare. Il copione è andato in scena al Palazzo di Giustizia di Milano dove, come riporta il quotidiano La Repubblica, ieri si celebrava una delle tappe del processo che vede coinvolto anche l'ex presidente della Provincia di Milano ed ex braccio destro di Pierluigi Bersani, Filippo Penati. A rimangiarsi quanto detto in precedenti interrogatori davanti ai pm Walter Mapelli e Franca Macchia nel febbraio 2013, è stato l'architetto Renato Sarno, considerato dagli inquirenti il "collettore delle tangenti" per Penati. Sarno, sentito per la prima volta in aula, è accusato di corruzione, concussione e finanziamento illecito insieme allo stesso penati ee a una decina di altre persone. "Gli interrogatori in manette - ha detto Sarno - sono stati frutto di una serie di angosciosi condizionamenti. Ho subito pressioni di tutti i tipi. Mi è stato chiaro che se non avessi detto qualcosa su Penati non sarei uscito da lì". Ha smentito che Penati gli disse, come l'architetto mise a verbale due anni fa, di aver dovuto comprare le azioni della Serravalle dal gruppo Gavio (238 milioni per il 15%). Nega soprattutto che il politico Pd gli rivelò di essere sostanzialmente obbligato a portare a termine quell'operazione perché gli venne imposto dai vertici del partito nella persona di Massimo D'Alema.

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