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A Milano bombe carta riempite di pece

Matteo Legnani
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Le bottiglie incendiarie, anche dette bombe molotov, sono un classico della guerriglia urbana. Ma, come scrive il quotidiano Il Tempo, alcune di quelle usate il primo maggio a Milano durante gli scontri fra i No Expo e le forze dell' ordine erano speciali. Una molotov, di regola, prende fuoco quando il vetro della bottiglia va in frantumi e lo stoppino incendia la benzina. Queste non contenevano quel tipo di combustibile, ma un' altra sostanza chimica ora allo studio degli investigatori, forse un fertilizzante. Anche l' innesco era diverso. Il risultato è che la «bomba» scoppia qualche secondo dopo aver colpito l' obiettivo, spiazzando i bersagli. Particolari anche le bombe carta utilizzate in centro a Milano: in due ore ne sono state lanciate dalle 500 alle 700. E anche alcune di queste presentavano una «novità»: erano state «farcite» di pece. L' effetto? Devastante, perché dopo l' esplosione la pece infuocata si attacca alle pelle e agli abiti ed è molto difficile spegnerla, quindi i danni sono maggiori. E se gli agenti raggiunti da molotov e bombe carta non hanno subito ferite più gravie se la sono cavata al massimo con 20 giorni di referto ospedaliero, è solo frutto del caso.

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