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Anonymous, blitz contro gli hackerIn corso arresti e perquisizioni

Fanno parte di una organizzazione che attacca siti istituzionali e di importanti aziende. L'operazione della polizia postale

Eliana Giusto
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Smantellata dalla Polizia Postale una organizzazione a delinquere composta da hacker che celandosi dietro il nome di "Anonymous" ed approfittando della notorietà del movimento, attaccava i sistemi informatici di infrastrutture critiche, siti istituzionali (del Vaticano, del governo, della polizia postale e dei carabinieri) e importanti aziende. Arresti e perquisizioni sono in corso in tutta Italia. Le indagini dell'operazione denominata "Tango down" sono effettuate dal Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche della Polizia Postale, coordinate dalla Procura di Roma.  I quattro hacker arrestati  sono ritenuti dagli inquirenti il vertice italiano del movimento internazionale Anonymous. Il gruppo ha una struttura anarchica ma i quattro referenti italiani ne utilizzavano il marchio quasi "in esclusiva"  portando a termine attacchi ai sistemi informatici e a siti istituzionali. Le perquisizioni degli investigatori  sono tuttora in corso a Venezia, Bologna, Roma, Torino, Lecce e Ancona. Numeroso il materiale già sequestrato, per lo più materiale informatico, sarà ora analizzato dagli esperti. Secondo gli investigatori, i quattro arrestati sfruttavano il marchio Anonymous non solo per perseguire le istanze del movimento, ma, in alcuni casi, anche per fini personali.  Si offrivano come consulenti dopo gli attacchi - Gli hacker indagati dalla procura di Roma al termine dell'indagine condotta dal Centro anticrimine informatico della polizia postale, dopo aver compiuto gli attacchi dei siti di istituzioni e aziende private offrivano alle vittime la propria consulenza informatica per riparare i danni che loro stessi avevano creato. E' uno degli aspetti emersi nel corso dell'inchiesta avviata nel 2011 a seguito di alcuni attacchi informatici compiuti con la sigla 'Anonymous'. Gli agenti della polizia postale, diretti da Ivan Gabrielli, sono risaliti ai responsabili dopo aver analizzato piccole tracce che avevano lasciato in rete.  Il gruppo infatti si scambiava le comunicazioni attraverso chat private e blog. Per navigare utilizzava sistemi di anonimato riuscendo a ottenere indirizzi noti con l'acronimo di IP del tutto nulli che hanno reso più difficile l'indagine. I quattro finiti agli arresti domiciliari avevano una vita del tutto normale e lavoravano come informatici dedicandosi all'attività di hackeraggio nelle ore notturne. Secondo quanto emerso dall'inchiesta tutti gli indagati avevano una sorta di doppia vita e le famiglie ne ignoravano l'attività illegale. Gli attacchi venivano compiuti dal gruppo attraverso due modalità: il sito dell'istituzione veniva violato ottenendo il controllo del data base riuscendo a governarlo; oppure il sito veniva attaccato attraverso centinaia di contatti che riuscivano a mandare 'in pallà la navigazione per gli utenti. Per attaccare il sito venivano scambiati messaggi attraverso le chat invitando tutti i simpatizzanti ad accedere al sito sotto attacco. In alcune occasioni, secondo quanto accertato dalla polizia postale, il sito veniva attaccato dall'esterno attraverso un server collegato a internet e infettato.Gli agenti del Centro nazionale anticrimine informatico della protezione delle infrastrutture critiche (Cnaipic) nel corso delle indagini hanno anche compiuto un'inchiesta sotto copertura fingendosi nella rete pericolosi 'cracker' acquisendo la fiducia di alcuni componenti del gruppo. Dopo essere riusciti a violare i sistemi informatici di istituzioni pubbliche e aziende private come Trenitalia, Enel e Siae, il gruppo metteva a disposizione della rete i dati che era riuscito a carpire come password che, in alcuni casi, hanno creato seri danni economici alle vittime.  Un hacker intervistato dalle Iene - Uno degli hacker destinatario delle ordinanze di arresto con l'accusa di attacchi informatici riconducibili al gruppo Anonymous era stato intervistato nel corso di un servizio della trasmissione Le Iene andato in onda il primo marzo del 2012. Nel l'intervista, dedicato proprio ad Anonymous e agli attacchi compiuti ad istituzioni italiane, il giovane con il volto coperto dalla maschera del personaggio del film " V per vendetta" asseriva di aver compiuto una intrusione informatica ai danni della società Vitrociset, azienda italiana che gestisce siti delle forze dell'ordine.

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