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Bologna, il referendum fa flopma Rodotà batte Prodi

Romano Prodi

Solo un bolognese su 3 va votare, ma il 59% dice no ai finanziamenti pubblici alle scuole private

Nicoletta Orlandi Posti
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I bolognesi hanno praticamente detto 'no' al finanziamento pubblico delle scuole private dell'infanzia: sul sito del comune è pubblicato il risultato del referendum consultivo che assegna il 59% delle preferenze per la destinazione delle risorse comunali, a favore delle scuole dell'infanzia comunali statali. In dettaglio alle comunali statali è sono andati 50.517 voti (59%) mentre alle private paritarie 35.160 voti (41%). Nel referendum consultivo sulle scuole d'infanzia di Bologna dunque, hanno vinto i sostenitori del blocco dei finanziamenti comunali alle materne private paritarie: un milione di euro che ogni anno il Comune emiliano elargisce alle materne private, la cui quasi totalità è gestita da istituzioni cattoliche (25 su 27). A festeggiare è il comitato promotore Articolo 33, e il suo presidente onorario Stefano Rodotà) che ora chiede all'amministrazione comunale di "tenere conto" del risultato elettorale. L'opzione A, quella per lo stop ai fondi alle private convenzionate, ha ottenuto il 59 per cento dei voti (50.517 preferenze). Il fronte opposto, l'opzione B, per il mantenimento dell'attuale sistema integrato tra pubblico e privato, si è fermato al 41 per cento (35.160 voti).  Alle urne sono andati 85.934 cittadini pari al 28.71 per cento degli aventi diritto. Ad imporsi, dunque, è stata la linea contraria a quella indicata dal sindaco di Bologna, Virginio Merola, ma anche da Romano Prodi, Matteo Renzi, il ministro Delrio, e da gran parte delle forze politiche cittadine (oltre al Pd anche Pdl e Lega Nord). Il centro sinistra si è presentato diviso all'appuntamento con Sel schierata a fianco dei referendari. "La scuola pubblica ha vinto il referendum - sottolinea il Comitato promotore Articolo 33 - nonostante una larga alleanza di forze politiche ed economiche abbia sostenuto l'opzione B con tutto il proprio peso. I cittadini, invece, hanno colto lo spirito democratico e propositivo di questo appuntamento e hanno difeso la scuola pubblica con il proprio impegno e la propria partecipazione, per rilanciarla come una priorità della politica. Un risultato - puntualizzano i referendari - del quale l'Amministrazione dovrà tenere conto, a partire dal Consiglio comunale che entro tre mesi ha l'obbligo di deliberare in merito. Bologna non ci sta a lasciare fuori qualcuno dalla scuola pubblica e si riprende il suo ruolo di avanguardia, lanciando un messaggio al Paese: la scuola di tutti, laica e gratuita - conclude il Comitato - è un bene comune e deve rimanere un diritto come sancito dalla nostra Costituzione". 

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