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Ruby-bis il pm su Mora e Fede: Spaevano che le ragazze erano minorenni"

Eliana Giusto
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 "Non diciamo compari, perchè è un termine dispregiativo, ma definiamoli sodali e complici". Così il pm Antonio Sangermano definisce, nella requisitoria al processo Ruby bis, il legame tra i due imputati Emilio Fede e Lele Mora accusati di induzione e sfruttamento della prostituzione anche minorile. Secondo il pm, i due seguivano sempre lo stesso schema nell'individuare le ragazze da portare ad Arcore e nell'inserirle all'interno del circuito. Si comportavano "come assaggiatori di vini pregiati" che valutavano la gradevolezza estetica delle giovani, poi le facevano "un minimo esamino di presentabilità socio-relazionale" e le immettevano nel circuito. Per loro e per Nicole Minetti, l'accusa ha chiesto una condanna a sette anni di reclusione, oltre a una multa di 35mila euro per ciascuno dei tre imputati e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Nel chidere la condanna dei tre imputati, il pm Forno ha citato una frase di Veronica Lario, chiamando così in causa anche Silvio Berlusconi. A sorpresa, il magistrato ha ricordato che la signora Veronica Lario, nel 2009, "molto prima che emergessero questi fatti, dichiarò che tra i motivi per cui si separava da Berlusconi c'era il fatto che per la sua dignità non poteva più tollerare un sistema in cui le vergini venivano date in pasto al drago". Si torna in aula il 7 giugno per le dichiarazioni spontanee degli imputati. Le prossime udienze, il 21, il 28 e il primo venerdi' di luglio, saranno dedicate alle arringhe dei difensori e il secondo venerdi' di luglio, ossia il 12 è possibile il pronunciamento della sentenza. Pm "malati" - Secca la replica di Silvio Berlusconi. Il Cavaliere, che già in passato aveva parlato dei giudici come "antropologicamente diversi dalla razza umana", oggi ha definito i pm milanesi  affetti da "patologia giuridica". "Le argomentazioni utilizzate dai Pubblici Ministeri Milanesi nel processo Minetti, Mora, Fede, in relazione a quanto sarebbe accaduto nella mia casa, sono quanto di più lontano dalla realtà sia possibile immaginare" ha detto il fondatore del Pdl.   "Decine e decine di testimonianze hanno asseverato la assoluta normalità delle cene presso la mia residenza e la totale assenza di qualsiasi connotazione men che corretta. La fantasia dell'accusa - sottolinea l'ex premier - appare davvero senza confini e si spinge ad una patologia giuridica che non può che destare indignazione e preoccupazione. Sono certo che la forza della verità dimostrerà la totale infondatezza di tali incredibili ed inaccettabili ricostruzioni", conclude Berlusconi.Il sistema Arcore - Nel corso della sua requisitoria, Antonio Sangermano, sta ricostruendo i ruoli che ciascuno degli imputati nel processo 'Ruby bis' ha svolto nel sistema Arcore.   Secondo il pm, "è Emilio Fede che porta Ruby ad Arcore, da quel momento in poi Mora si prende cura della minore". Sangermano definisce "un apparato militare quello che si scatena per salvare e accudire il soldato Ryan che è Ruby". In questo contesto, sottolinea il ruolo dell'avvocato Luca Giuliante, "tesoriere del Pdl che si scatena per salvare la minore" . "Non è credibile - è la tesi dell'accusa - ritenere che la persona che presenta la minore al Presidente del Consi glio e la mette nelle mani di Mora taccia la minore età". Spetta poi, in questa ricostruzione, a Lele Mora essere "come un segugio che segue e protegge" la giovane marocchina. "I nostri imputati sapevano che era minorenne".  Sesso a pagamento  - "Nicole Minetti svolgeva un ruolo particolarmente delicato, compiendo ella stessa atti sessuali retribuiti e partecipando alle tre fasi delle cene, svolgendo un fondamentale ruolo nella corresponsione di corrispettivi economici alle partecipanti alle serate". Cosi' il pm Antonio Sangermano definisce il ruolo di Nicole Minetti nel processo Ruby. "Le prove convergono univocamente ad attestare la penale responsabilità degli imputati", afferma Sangermano nella sua requisitoria, spiegando cosa accadeva ad Arcore. "E' falso che le cene gfossero ordinari convivi arricchiti al più da qualche goliardica scenetta di burlesque". "Non rifarò il processo a Berlusconi. - ha aggiunto - Qui Berlusconi è la persona a favore della quale viene apparecchiato un sistema. Le prove dimostrano irrefutabilmente come le cene di Arcore fossero espressione di un sistema prostitutivo organizzato per il soddisfacimento del piacere di una persona, Silvio Berlusconi, e che abbia potuto funzionare grazie alla intermediazione fornita da Fede, Minetti e Mora. Era un sistema, un apparato complesso volto a individuare, reclutare, compattare e remunerare un nucleo di giovani donne dedito al compimento di atti sessuali a pagamento con Berlusconi che elargiva direttamente o tramite Nicole Minetti esborsi in denaro".  La notizia di reato -  Il pm Antonio Sangermano ha rivendicato la necessità delle indagini sulla vicenda, nate da una "macroscopica notizia di reato". "Secondo la difesa - ha affermato il pm - queste indagini sono state un espediente per spiare una persona dal buco della serratura. Chi sostiene questi argomenti è in malafede ed è mosso da una tesi precostituita. Noi magistrati abbiamo adempiuto con onore al nostro dovere istituzionale. I pm di Milano hanno ricevuto una macroscopica notizia di reato". Questa "notizia di reato" è per il pm quella relativa a "una ragazzina che girava per la città con pacchi di denaro in tasca e viveva come una prostituta soggiornando in alberghi di lusso e andava in giro a raccontare che frequentava un uomo ricco e potente. Questa stessa ragazzina risultava essere fuggita da diverse comunità per minori".   Il rappresentante dell'accusa ha spiegato che nel nostro ordinamento sono in vigore i principi dell'obbligatorietà dell'azione penale e dell'uguaglianza di tutti davanti alla legge, ai quali le indagini si sono ispirati. "Nella vicenda Ruby - sono le sue parole - la legge è stata violata e la dignità di una minorenne è stata violentata". 

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