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Processo Ruby-bis, sette anni a Fede e Mora. Cinque alla Minetti

Fede, Minetti, Mora

Sette anni di reclusione al giornalista e all'agente dei vip, cinque all'ex consigliera. Emilio e Lele vengono anche interdetti a vita

Andrea Tempestini
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Le toghe di Milano fanno pagare caro, carissimo il "bunga bunga". Dopo la condanna arrivata 26 giorni fa a sette anni di reclusione a Silvio Berlusconi, nel processo Ruby bis arriva la medesima condanna, sette anni, per Lele Mora e per Emilio Fede. Piccolo "sconto" e due anni in meno, cinque, per Nicole Minetti. Per Fede e Mora scatta anche l'interdizione a vita dai pubblici uffici, mentre per la Minetti l'interdizione è di cinque anni. Nel dettaglio, la Minetti e Fede sono stati assolti dall'accusa di induzione e favoreggiamento della prostituzione minorile (vengono condannati per induzione e favoreggiamento della prostituzione). Al giornalista viene contestato il favoreggiamento, ossia aver portato Ruby alle cene di Arcore. L'unico condannato per tutti i reati è Lele Mora. Le accuse - La Procura di Milano, dunque, non ha dubbi: il giornalista, l'agente dei vip e l'ex consigliera regionale della Lombardia erano gli organizzatori delle feste di Arcore. Il reato per i quali vengono condannati è quello di favoreggiamento e di induzione della prostituzione, anche minorile (nel caso di Karima El Marough). A Mora sono state concesse le attenuanti generiche. Le toghe di Milano hanno anche stabilito la trasmissione degli atti al pm per valutare eventuali ipotesi di reato - ossia falsa testimonianza - in relazione alle indagini difensive nei confronti, tra gli altri, di Berlusconi e dei legali Niccolò Ghedini, Piero Longo e della stessa Ruby (in totale si chiede di far luce su 33 persone, tra le quali diversi ospiti delle cene di Arcore). In particolare, il tribunale ha tasmesso gli atti alla procura per valutare la posizione del Cavaliere in relazione a due circostanze: quando convocò ad Arcore le ragazze coinvolte nel caso e quando venne effettuato il cosiddetto "interrogatorio fantasma" di Ruby, effettuato dai suoi legali. L'assedio a Berlusconi, insomma, continua su più fronti.   Risarcimenti - Le toghe meneghine hanno condannato Fede e Mora anche a riscarcire le parti civili (Battilana, Danese e Fadil). L'entità delle spese dovrà essere liquidata in separato giudizio. Sono state invece respinte le domande di condanna al pagamento delle provvisionali avanzate dalle tre parti civili (Danese e Battilana avevano chiesto un risarcimento di 400mila euro, la Fadil di 2 milioni). L'ex agente dei vip e il giornalista dovranno anche pagare le spese di giudizio alle tre ragazze, quantificate in 10mila euro per ciascuna.  "Abbastanza soddisfatti" - Il legale della Minetti, Pasquale Pantano, ha dichiarato: "Nicole Minetti è stata assolta da tre reati su quattro". Quindi spiega che l'unico reato per il quale è stata ritenuta colpevole è quello di favoreggiamento della prostituzione, mentre è stata scagionata dai reati di favoreggiamento e induzione della prostituzione minorile, e da quello di induzione per le ospiti maggiorenni. Pantano ha aggiunto: "Siamo relativamente, abbastanza soddisfatti". La Minetti ha poi detto di essere "stupefatta per la pena eccessiva".   "Fede la vera vittima" - Per Alessandra Guarini, avvocato di Emilio Fede, il suo assistito "è la vittima di questo processo". Questo il commento arrivato subito dopo la condanna. "Fede - ha aggiunto la Guarini - è la vittima di chi in questo processo ha mentito, e ho già avuto mandato di assumere tutte le iniziative necessarie per arrivare alla verità. Faremo senz'altro appello - ha concluso - e valuteremo se fare una segnalazione a nostra volta all'autorità giudiziaria". Gioia Fadil - Esprime invece soddisfazione la Fadil, una delle tre parti civili. Subito dopo la condanna, ha commentato: "Da due anni e mezzo sono qui dentro. Siamo quattro gatti che non siamo andati contro un esercito. Non voglio commentare nel merito la condanna nei confronti di imputati che conosco da anni - ha aggiunto -, preferisco non farlo. Ma quando c'è la verità non la si può cambiare. E' quella". Sul risarcimento, Fadil si è limitata a dire: "Se ne parlerà in un'altra sede". La giornata - Prima della condanna, Lele Mora aveva dichiarato: "Sono fiducioso, credo nella giustizia". L'agente dei vip (unico dei tre presente in aula) aveva lasciato il Tribunale dopo che i giudici della quinta sezione penale si erano ritirati in camera di consiglio, e aveva aggiunto: "Questa notte non ho dormito. Ma quello che dovevo dire l'ho già detto". Erano presenti anche le ragazze che si sono costituite parti civile: Ambra Battilana, Chiara Danese e Imane Fadil. Prima della camera di consiglio, i legali della Minetti avevano depositato una memoria difensiva. Ad assistere all'udienza, in giacca e cravatta e non in toga, anche il procuratore Edmondo Bruti Liberati. I pm Pietro Forno e Antonio Sangermano hanno rinunciato alle repliche.

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