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Canone Rai verso l'abolizione, Catricalà: "Meglio un'imposta su tutti i media"

Antonio Catricalà, Attività Produttive

Evasione troppo grande, "si deve recuperare un'immagine credibile della Rai"

Francesca Canelli
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L'eliminazione del canone Rai potrebbe diventare ben presto realtà. O forse no. Durante un'audizione in commissione di Vigilanza Rai, il viceministro allo Sviluppo Economico Antonio Catricalà aveva espresso la necessità di combattere "l'insopportabile livello di evasione" della tassa sulla tv. Salvo poi specificare che non è proprio così. Il contrappasso doveva essere una nuova imposta, non più legata al possesso di un apparecchio tv e non più eludibile. Ovvero obbligatoria. Le idee per il cambiamento si basano sullo studio degli altri paesi europei. La tassa sarebbe stata posta a carico del nucleo familiare, come in Austria, Germania, Finlandia, Islanda, Svizzera, e potrebbe non più riguardare solo la tv, ma tutti i media, come pc, tablet, smartphone: "Questo va incontro alla convergenza tecnologica perché si prescinde dal possesso dell'apparecchio per dire che si tratta di un'imposta che riguarda i media in generale", dice Catricalà. "Il tema del canone è molto dibattuto fuori dai nostri confini - aggiunge - in Grecia, ad esempio, si paga con la bolletta elettrica: un sistema facile a dire ma difficilissimo da realizzare".    Credibilità in calo - Ad ogni modo, nulla sarà fatto "prima di firmare il contratto di servizio 2013-2015", scaduto lo scorso dicembre. Il viceministro ha anche spiegato che "abbiamo approfittato di questo nuovo contratto per interpellare 45 soggetti (associazioni degli operatori e degli autori dell'audiovisivo, dell'emittenza, dei consumatori e degli utenti anche con sensibilità sulla tutela dell'immagine femminile, le parti sociali, Confindustria, il Consiglio Nazionale degli utenti) e sentire il loro parere. Il testo che vi proporremo ai primi di settembre - ha proseguito - è una prova che deve servire a rendere più trasparente l'utilizzazione del canone. Lo scopo sarebbe anche quello di recuperare l'immagine della Rai,  di dare un buon motivo ai cittadini di pagare la tv. Perchè, dice: "Più la gente crede nel servizio pubblico, più favorevolmente viene accolta la lotta all'evasione, maggiori sono gli introiti della Rai". La smentita - "Non è vero che io abbia dichiarato una preferenza verso alcune delle forme di pagamento del servizio pubblico radiotelevisivo tra quelle vigenti in Europa - specifica poi Catricalà - ne ho solo citate alcune a mero titolo di esempio. Ho anzi ribadito che attualmente nella nostra legislazione esiste il canone e che tutti i possessori di apparecchio televisivo sono obbligati a pagarlo. Quindi nessun giudizio di valore è stato espresso rispetto ad altri sistemi di finanziamento del servizio pubblico radio-tv vigenti in altri Paesi europei”.

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