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Furti nelle abitazioni, basta una foto al mazzo di chiavi e ti entrano in casa

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Matteo Legnani
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La banda di georgiani usava la cosiddetta "chiave bulgara", ovvero un marchingegno in grado di adattarsi alle più diverse serrature, consentendo ai criminali di andare e venire dagli appartamenti senza nemmeno aver bisogno di scassinare le porte. La banda beccata a Napoli, invece, era molto più tecnologica. Usava infatti un software sofisticatissimo che, partendo da una semplice foto di un mazzo di chiavi, era in grado di decodificare ogni millimetro, curvatura, insenatura o dorso di una chiave. Bastava uno scatto al mazzo che i proprietari delle abitazioni al Vomero o all'Arenella estraevano di tasca, e il gioco era fatto. Decine i furti commessi tra dicembre 2016 e il giugno scorso. Una "mattanza" che è stata interrotta qualche giorno fa dagli uomini della questura di Napoli, che dopo le ripetute segnalazioni negli stessi quartieri avevano iniziato a pattugliare in borghese le strade finendo per individuare i componenti della banda composta da due uomini e due donne, tra i quali c'erano anche due fabbri. I basisti che dovevano intercettare e seguire i proprietari e gli inquilini della abitazioni; in un secondo momento entrava in azione lo "specchiettista", per conoscere orari e abitudini della vittima. Solo alla fine, scendevano in campo gli esecutori materiali dei furti, i quali operavano sempre ed esclusivamente in assenza dei proprietari di casa.

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