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Con la Bossi-Fini in calo sbarchi e morti

Dai 50mila arrivi del governo D'Alema ai 14mila nella seconda legislatura del Cavaliere. Scarica e consulta la tabella con tutte le cifre

Andrea Tempestini
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La Bossi-Fini non è il demonio. La legge è entrata in vigore il 30 luglio 2002 e più di un risultato positivo lo ha portato a casa. Ad esempio, il numero degli sbarchi dei clandestini sulle coste italiane è sensibilmente diminuito. Da 50mila del 1999 del governo di Massimo D'Alema, si arriva ai 14.300 della seconda legislatura guidata da Silvio Berlusconi. Eppure moltissimi magistrati non hanno mai smesso di attaccare questa norma, ritenendola anticostituzionale e boicottandola nella pratica, se si considera il bassissimo tasso di rimpatri.    Gli sbarchi e le vittime Scarica e consulta la tabella   La legge dell'ex segretario della Lega e dell'ex segretario di Alleanza Nazionale  ha alcune caratteristiche precise, prima fra tutte prevede l'espulsione (decisa in via amministrativa dal Prefetto della Provincia dove viene rintracciato lo straniero clandestino) che va eseguita con l'accompagnamento alla frontiera da parte della forza pubblica. Gli immigrati clandestini, privi di validi documenti di identità, vengono portati in centri di permanenza temporanea, istituiti dalla legge Turco-Napolitano (del 1998), al fine di essere identificati. Se tra questi risulta esserci qualcuno in possesso dei requisiti per chiedere asilo politico, le cose, ovviamente, nel suo caso, cambiano.  La norma, che l'anno scorso ha portato a “solo” 13.267 sbarchi, ma che in questi giorni torna a essere di nuovo ampiamente contestata, ammette che le navi della nostra Marina militare respingano le imbarcazioni al Paese di origine. Ciò se il barcone dei migranti viene individuato in acque extraterritoriali, in base ad accordi bilaterali fra Italia e Paesi limitrofi che impegnano le polizie dei rispettivi Paesi a cooperare per la prevenzione dell'immigrazione clandestina. In base alla legge entrata in vigore 11 anni fa, le navi di clandestini non dovrebbero attraccare al suolo italiano: l'identificazione degli aventi diritto all'asilo politico e a prestazioni di cure mediche e assistenza dovrebbero avvenire nei mezzi delle forze di polizia in mare. Poi, però, ci sono le tragedie che spesso sono l'epilogo di questi viaggi della speranza. viaggi pagati migliaia e migliaia di euro da disperati che una volta in Italia sono convinti qui, o altrove in Europa, di trovare il Paradiso. Una convinzione avallata dai rimpatri che scarseggiano, dal cattivo esempio dei compatrioti che non tornano indietro. Se non, purtroppo, in una bara, come sarà nei prossimi giorni in seguito al tragico naufragio al largo di Lampedusa.    I numeri parlano molto chiaro. A parte il picco fisiologico del 2011, nel pieno della Primavera araba, quando tutti i paesi africani affacciati sul Mediterraneo sono stati interessati da guerre civili, dopo il 2002, gli sbarchi sono diminuiti. Due anni fa, in quella situazione particolare, si registrarono 62.692 presenze extracomunitarie, scatenando una vera e propria emergenza. Nel 2010, però, arrivarono in Italia solo 4.406 clandestini, nel 2009 furono 9.573 e così via. Meno sbarchi, meno morti durante quei viaggi fatti al limite della sopportazione umana. Eppure la polemica si riaccende, puntuale. Ieri tutta la sinistra ha gridato a gran voce la modifica di una legge che anche la Consulta, già nel 2004, aveva dichiarato parzialmente incostituzionale. La prima crepa era stata aperta laddove la norma «prevede che il clandestino possa essere espulso dal nostro Paese senza stabilire che il giudizio di convalida del provvedimento del questore debba svolgersi in contraddittorio prima dell'accompagnamento alla frontiera, con le garanzie della difesa». Un'altra sentenza della Cassazione aveva stabilito che «la legge è incostituzionale anche nella parte in cui prevede l'arresto obbligatorio in flagranza di reato per lo straniero che, senza giustificato motivo, non abbia rispettato l'ordine del questore di lasciare il territorio nazionale entro cinque giorni». E ieri il prossimo segretario del Pd Matteo Renzi, la presidente della Camera Laura Boldrini, il ministro dell'Integrazione Cecile Kyenge hanno cavalcato l'onda che, in questo momento, smuove molti consensi. Se solo fosse vero che la Bossi-Fini fosse contro la vita umana. Invece, stando ai numeri, sembra essere vero il contrario.   di Roberta Catania

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