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Ponte Morandi, Roberto Ferrazza in conflitto d'interessi ma non molla: "Tre anni alla pensione, voglio..."

Giulio Bucchi
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"Non mollo, per ostinazione". Sulla testa dell'architetto Roberto Ferrazza pende la pesante spada di Damocle del conflitto d'interessi, eppure non si dimette. Il ministro Danilo Toninelli l'ha nominato alla guida della presidenza della commissione d'inchiesta sul crollo del ponte Morandi, peccato che lo scorso autunno facesse parte del comitato chiamato a dover dare il via libera al fondo statale da 20 milioni per i lavori di Autostrade per l'Italia sul viadotto crollato lo scorso 14 agosto, provocando 43 vittime. Ferrazza, pur avendo sotto mano le relazioni di parte e dei periti esterni sul ponte e avendo riscontrato rischi nella manutenzione e carenze strutturali, diede l'ok all'intervento di ristrutturazione. Non una parola, invece, sulla convenienza di chiudere il ponte o perlomeno contingentare il traffico. E ora deve giudicare se lui e quella commissione hanno sbagliato o meno.  Leggi anche: Scandalo italiano, l'ufficio fantasma che doveva vigilare su Autostrade "Mi sembra sia del tutto normale che la Procura voglia chiedere informazioni sull'iter, quando sarà il momento andremo - spiega al Corriere della Sera -. Ai magistrati abbiamo già dato le carte e tutta la corrispondenza con Autostrade. Se c'è stato un ritardo o una sottovalutazione lo dirà il procuratore". Da 4 anni guida il Provveditorato alle opere pubbliche di Liguria, Piemonte e Val d'Aosta. Dice di essere "tranquillo, perché dopo un esame di coscienza non ho visto cosa avrei potuto fare di più. Se si fa un intervento di consolidamento da 20 milioni, evidentemente c'è la necessità di consolidare, no? Il parere del comitato è stato: il progetto va bene, eseguilo. Non c'erano altri campanelli". "Non so a quanti possa interessare la mia testa. Non rappresento questo o quel governo, non sono stato il fedelissimo di nessuno. Non sono il vecchio da spazzare via ma non sono un poltronista. Se c'è qualcuno che per ragioni di opportunità deve essere al mio posto, eccolo. E non lo vivrei come una vergogna". "Capisco le polemiche - conclude - ma mi mancano tre anni alla pensione, sento la necessità di chiudere lasciando qualcosa. Non voglio mollare, per ostinazione e per convincimento". 

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