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Desirée Mariottini, Matteo Salvini va a San Lorenzo con una rosa e i centri sociali non lo fanno entrare

Giulio Bucchi
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"Agli spacciatori prometto che gli faremo male". Matteo Salvini va a San Lorenzo, a Roma, per deporre una rosa rossa nella baracca in cui la 16enne Desirée Mariottini è stata stuprata e brutalmente uccisa da un branco di pusher africani, ancora da individuare. Il ministro degli Interni aveva promesso di recarsi "nel covo" perché non accettabile che nella Capitale esistano, in pieno centro, dei "buchi neri" in cui la sicurezza è semplicemente bandita. "Vedremo di essere rigorosi, prevederemo un piano eccezionale di sgomberi", ha spiegato ai giornalisti. Il leader della Lega, però, non è riuscito ad avvicinarsi al luogo della tragedia perché da una parte l'edificio è sotto sequestro e dall'altra un manipolo di antagonisti dei centri sociali lo ha contestato sonoramente. "Vedrò di fare in un anno quello che gli altri non hanno fatto in 20", ha commentato polemicamente Salvini. Di fronte a chi gli gridava "Sciacallo" e a chi srotolava striscioni dello stesso tenore ("Salvini specula sulle tragedie. San Lorenzo non è la tua passerella elettorale"), il ministro ha parlato di "tristezza" per i centri sociali che "preferiscono gli spacciatori ai poliziotti". Qualche ora più tardi, Matteo Salvini (come aveva promesso) è tornato a sorpresa a San Lorenzo e ha lasciato una rosa in ricordo di Desirée Mariottini. È il gesto che avrebbe voluto fare anche stamattina: "Non l'avevo portato a termine per non creare altri problemi ai residenti perbene" spiega il ministro in una nota del Viminale, facendo riferimento alle proteste dei centri sociali.

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