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Filippo Facci, l'orrore nel campo rom di Foggia: vendono i figli per 28mila euro

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Gino Coala
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Non è vero che ci si abitua a tutto, che abbiamo fatto il callo a ogni mostruosità, che la circolazione di milioni di notizie fa sollevare le spallucce di fronte a ogni efferatezza: come se fosse una fiction. Non è una fiction. Se anche lo fosse, in Italia non era mai andata in onda. La procura di Bari è stata chiara e ha parlato di «una delle nuove forme di schiavitù moderna» e di «uno spaccato di cui si ignorava l' esistenza nel nostro territorio». Noi diciamo solo questo: mostri. Sono dei mostri. Leggi anche: Meloni contro i rom che hanno costretto tre minorenni a prostituirsi: "Bestie, ora tolleranza zero" Nasce così. A Foggia, il 3 settembre scorso, una giovane minorenne si è presentata in questura e ha raccontato al poliziotti una storia piuttosto forte: ha detto che aveva vissuto per un tempo indefinito in un campo Rom, che era stata costretta a prostituirsi in questo campo Rom da altri Rom - in particolare da una donna Rom, peraltro giovane - e che non solo era stata regolarmente pestata e aveva vissuto da schiava, ma che la punta di diamante del suo sfruttamento doveva essere la vendita del figlio che aveva in grembo: nel suo caso, l' affare doveva fruttare ventottomila euro. Sì, 28mila. Non 27, non 29. Proprio 28: chissà che cosa può celarsi dietro una valutazione così dettagliata. Un calcolo? Un' asta? Una trattativa? Uno sconto? A ogni modo - come verificato - le minorenni erano sfruttate sino all' ultimo: questa ragazza, in particolare, fu costretta a prostituirsi fino al settimo mese di gestazione. Poi tentò di ribellarsi e allora fu presa a pugni, schiaffi, cinghiate sulla faccia e sulla pancia e dietro la schiena - lei incinta - e infine trascinata per i capelli facendola strisciare per terra dentro la baracca dov' era rinchiusa. SCENARIO ALLUCINANTE Detto questo, a Foggia, nel campo Rom di via San Severo, era tutto vero. Furono avviate delle indagini e la squadra mobile in breve scoprì uno scenario allucinante che all' alba del 30 novembre ha portato all' arresto di sei persone con l' accusa di induzione e sfruttamento della prostituzione minorile, sequestro di persona e riduzione in schiavitù: espressioni e reati che sembrano riprendere un significato letterale, «reati accertati in Foggia, dal mese di marzo 2018 fino al mese di settembre 2018, in danno di soggetti minori degli anni diciotto». Avevano tra i 16 e i 17 anni, per la precisione. E ora parliamo dei mostri, degli animali che - non lo sapevamo - pure loro compongono la nostra fauna peninsulare. Nel campo, a occuparsi e a sorvegliare la segregazione delle ragazze, era oltretutto un' altra ragazza pure giovane, Mariana Raluca Iovanut, 27 anni, esponente del circolo familiare che guidava l' impresina e compagna di Solomon Costache, un anno meno di lei, uno dei figli del capofamiglia 47enne Febronel Costache detto «Bal Parno», e non chiedeteci che cosa significhi. In pratica Mariana assisteva a tutte le porcate e provvedeva, chessò, a procurare preservativi ai clienti che ne facevano richiesta. Il tizio a cui dovevano vendere il neonato l' aveva procurato lei. A guidarla c' era la dominus: Chiriac Poenita detta «Poiana», madre del suo compagno Solomon e moglie del capofamiglia Febronel. Specialisti in violenze, invece, due minorenni figli di Febronel, ma di loro sono note solo le iniziali. LA "ZIA" POIANA Questa Poiana era una figura centrale. Lei riscuoteva dai clienti o dalle minorenni e garantiva che tutto filasse liscio come il sangue. Accompagnava le ragazze sulla Statale 16 (direzione Lucera, a duecento metri dallo svincolo per via San Severo) dove erano costrette a prostituirsi sotto il suo controllo permanente, fermandosi con l' auto o passando continuamente di lì. Se le Forze dell' Ordine facevano qualche domanda, lei, Poiana, spiegava di essere la «zia» delle ragazze, che del resto erano impossibili da identificare perché sprovviste di documenti. Erano state reclutate così: prima portate al campo con un pretesto qualsiasi, poi segregate in alcune baracche chiuse con catena e lucchetto, poi picchiate continuativamente per giorni così da piegarne ogni reazione e volontà. Erano sole al mondo e nessuno reclamava la loro scomparsa, anche perché la famiglia le privava di documenti oltreché di cellulari. La prassi prevedeva appunto che le minorenni si prostituissero e che lo facessero anche a gravidanza avanzata, nell' attesa di vendere il neonato. Chi si opponeva veniva massacrata di botte. Una nota della procura di Bari, ha scritto di una nuova forma schiavitù moderna «costituita dalla riduzione e dal mantenimento in stato di schiavitù di giovani straniere, per lo più sole e non in contatto con la famiglia, tutte minorenni da adibire al mercato della prostituzione Le condotte dei fermati sono connotate da allarmante gravità, attesa la loro efferatezza e il disprezzo per la vita umana dimostrati dagli indagati, soprattutto in danno di giovani vittime minorenni e dei nascituri che portavano in grembo; gli stessi hanno, pertanto, dimostrato una totale indifferenza per le condizioni di particolare fragilità delle vittime e di non possedere il benché minimo sentimento di pietà verso le stesse». SONO MOSTRI La mistura di burocratese e malcelato ribrezzo fa ancora più impressione. Dovere degli inquirenti e mantenere un certo distacco nonché un freno alle emozioni: nella misura del possibile. Complimenti a loro. Noi che scriviamo o leggiamo non abbiamo questo problema. E ripetiamo: mostri. di Filippo Facci

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