Cerca
Cerca
+

Papa Francesco inchiodato da Filippo Facci: rom, la prova della sua più grande ipocrisia

Davide Locano
  • a
  • a
  • a

Nonostante qualche artificio mediatico, la questione dei rom non è divisiva: nessuno, di destra o di sinistra, vuole averli come vicini di appartamento, e nessuno, di destra o di sinistra, vuole abitare vicino a un loro campo. I rom sono praticamente radioattivi, e l' unica divisione doverosa è tra chi manifesta intolleranza violando la legge (l' idiota che ha gridato «ti stupro» al passaggio di una donna è stato denunciato, anche se ha deluso la sua non-appartenenza fisiologica a Casapound) e chi manifesta la propria intolleranza e basta: le difese dei rom, per il resto, sono prese da chi non ci vive vicino e da chi non fa che ripetere, in qualche dibattito, dignitose enunciazioni di principio che valgono per qualsiasi minoranza, ma che per i rom - che siano italiani poco importa - scricchiolano spesso sui casi specifici. Anche i nervi dei politici paiono sensibilizzati a causa della campagna elettorale: prima c' era stata la sortita della sindaca Virginia Raggi che, senza preavviso, aveva visitato la coppia bosniaca con 12 figli che sono asserragliati nell' appartamento di via Satta: e aveva detto parole di buon senso ma avevano trovato orecchie soltanto in chi abita fuori fuoco. Leggi anche: Salvini sbugiarda la Caritas sui migranti PRIMA I ROMANI Vista in tv o da lontano, in effetti, la scena era impressionante: cittadini dall' aria mansueta tramutati in belve, donne a urlare che i nuovi inquilini «nun magneranno, nun berranno, nun devono uscì» sino al più celebre «ti stupro, troia». Allucinante. Ma anche politicamente imbarazzante: al punto che Luigi Di Maio - raccontano tutte le cronache - si era adontato non poco e, contro la Raggi, aveva fatto il Salvini: prima si aiutano i romani e gli italiani, poi tutti gli altri - aveva detto. Anche perché la «terza via» sui rom predicata dalla sindaca (né ruspe né campi nomadi) nelle ultime settimane si è scontrata con la radioattività di cui sopra: a inizio aprile la Raggi ha dovuto fare retromarcia su Torre Maura (e sparpagliare una settantina di rom in altri centri di accoglienza) e poi, a Casal Bruciato, altra retromarcia con una famiglia costretta a rinunciare all' appartamento a cui aveva diritto. A complicare le cose, una sorta di scissione ideologica con una parte di grillini a sostenere la Raggi con enunciazioni ineccepibili come quelle del presidente della Camera Roberto Fico, che tuttavia tanto assomigliavano a quelle pronunciate nelle stesse ore dall' opposizione piddina. Tutto bene, tutto giusto, ma politicamente un disastro che lasciava una tipica sensazione di «pasticcio» grillino che non li abbandona ovunque appaiano. Ad aggravarlo, nel pomeriggio di ieri, una smentita di Di Maio a cui non crede nessuno: «Mi si attribuiscono che sono irritato e arrabbiato con Virginia Raggi: nulla di tutto questo. Quando si minaccia di stupro una donna o si costringe un bambino a stare chiuso in casa, solo perché hanno ottenuto un alloggio per legge, è giusto dare la massima solidarietà». Le posizioni grilline cambiano secondo l' ora del giorno: sarà chiaramente colpa dei giornalisti. CITTADINI O FASCISTI Ma la dimostrazione che Di Maio non ha capito nulla (niente di nuovo) appartiene alla frase successiva: «Massima solidarietà a una donna minacciata da Casapound o da fascisti», perché quelli che protestano io divido in due categorie: ci sono i cittadini arrabbiati ed è una cosa, poi ci sono i presidi di neofascisti e di Casapound che soffiano sul fuoco». Contraddizione finale, spettacolare: «Non si deve alimentare questo dibattito tra fascismo e antifascismo». Già. E neanche paragonare la stragrande totalità dei «cittadini arrabbiati» coi quattro gatti di Casapound, soprattutto se - come nel caso dell' idiota che ha urlato «ti stupro» - non appartengono neppure a Casapound. Ma chissà, forse è colpa del Papa. Non del problema dei rom, ma dell' addolcimento di Di Maio. Dalla mattinata di ieri, infatti, nella sala Regia del palazzo apostolico vaticano c' erano il pontefice e un sacco di operatori pastorali che pregavano insieme a 500 rom e sinti. Matteo Salvini, intanto, sin dal giorno prima, poteva pattinare sul liscio e condannare ogni violenza per qualsiasi ragione la si eserciti, e poi certo, dire che in ogni caso, nelle periferie romane, manca cura e attenzione. A completare la catastrofe grillina, stando ad aggiornamenti da verificare, la notizia che la famiglia bosniaca assegnataria in via Satta avrebbe deciso di andarsene: questo dopo tre giorni blindati nell' appartamento presidiato dalla polizia. Resta da capire - torniamo a bomba al problema - in quale destinazione potrà andare meglio: non in un altro appartamento, in teoria, e tantomeno in un campo rom che nessuno vuole più. Perché nessuno vuole i rom da nessuna parte, insomma, e nessun gioco delle tre carte pare più funzionare: a meno di credere che un repentino morbo fascista stia colpendo chiunque si ritrovi un rom per vicino di casa. Tra questi non ci risulta ci sia il Papa, che ieri sera - riportavano tutte le agenzie - ha incontrato la famiglia bosniaca. Un incontro veloce: neanche questa era una soluzione abitativa. di Filippo Facci

Dai blog