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Sea Watch 3, l'ipocrisia del fronte pro-accoglienza: più soldi alla ong che agli immigrati

Davide Locano
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La Sea-Watch 3 forse verrà sequestrata dalle autorità italiane, ma la Ong tedesca non ci metterà molto a consolarsi. A prescindere dagli obiettivi ideologici, i volontari dell' associazione hanno iniziato a raccogliere soldi a ritmi mostruosi. Per dare un' idea delle proporzioni: in tutto il 2018 l' ente no-profit (almeno in teoria...) ha raccolto un milione e ottocentomila euro. Solo in questo fine settimana, dopo l' arresto di Carola Rackete, è arrivato un milione. Cifre interessanti, arrivate anche grazie ai tam tam sui social. Così, mentre tante associazioni umanitarie che aiutano chi muore di fame rischiano di chiudere, chi traghetta i clandestini prospera. Leggi anche: Sea Watch 3, assist del pm Patronaggio a Carola Rackete La Sea Watch, d' altra parte, è decisamente più di moda e vende un po' di tutto: felpe, magliette, sacche e berretti invernali. Capi anche piuttosto cari: 25 euro per una maglietta "Sea-Watch' s Friend", disegnata imitando il logo della famoso marchio di mentine "Fisherman' s Friend" (vedi foto a lato,ndr). E il volume d' affari s' è fatto talmente appetibile da attirare anche molti truffatori. C' è chi spaccia capi d' abbigliamento contraffatti con il logo dell' organizzazione. E c' è chi lancia direttamente finte raccolte fondi sul web sfruttando il nome della Rackete. A giudicare dagli appelli lanciati dalla Ong, tanti polli hanno già abboccato, donando ai malfattori migliaia di euro. Fregature a parte, dove finiscono tutti i soldi raccolti dalla Sea Watch? La lista delle spese è lunga. Innanzi tutto bisogna valutare il costo dei mezzi utilizzati per le missioni di recupero. Queste imbarcazioni, non sono affatto economiche. Costa acquistarle e costa tenerle in mare, tra spese per il carburante e per la manutenzione. I tedeschi, poi, non si limitano a navigare: da qualche tempo hanno deciso anche di volare sul Canale di Sicilia per pattugliare e segnalare la presenza di barconi di disperati. E ovviamente anche questo tipo di missioni ha un costo altissimo. Poi ovviamente c' è il personale di terra: molte persone che lavorano alle raccolte fondi sono regolarmente stipendiate. Il che lascia spazio anche a qualche sospetto circa la perseveranza con la quale i "volontari" insistono nelle loro azioni contro i governi che si affacciano sul Mediterraneo. (D.PO.)

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