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Mani pulite, anche Francesco Saverio Borrelli partecipò al circo mediatico che distrusse la classe politica

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Caterina Spinelli
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Caro direttore, mi consenta di aggiungere alcune riflessioni al quadro che in questi giorni Libero ha fatto di Mani Pulite. Certamente la morte richiede rispetto, ma molte rievocazioni, a mio avviso, sono state acritiche. È stato ricordato che lo stesso Borrelli nel 2011 aveva espresso un giudizio critico su ciò che era accaduto dopo Mani Pulite: «Chiedo scusa per il disastro seguito a Mani Pulite, non valeva la pena buttare all' aria il mondo precedente con quello attuale». Perché le cose sono andate in questo modo? A nostro avviso per due ragioni di fondo: per il carattere unilaterale di Mani Pulite e perché essa comunque comportò una distruzione di classe politica e di partiti che non è stata affatto sostituita da una nuova classe dirigente superiore a quella della prima Repubblica in termini di qualità, di preparazione, di cultura di governo e anche di onestà. SPECIE DOPO LA FASE DELL'UNITÀ NAZIONALE Tangentopoli era un sistema di finanziamento irregolare dei partiti che coinvolgeva sia tutti i grandi gruppi imprenditoriali privati e pubblici (Fiat e Cir compresi) sia tutti i partiti. Invece la gestione giudiziaria e mediatica del pool, senza eccezione alcuna (quindi Borrelli e Di Pietro compresi, mentre Tiziana Parenti fu espulsa proprio per questo), fu quella di concentrare il fuoco contro il Psi di Craxi, contro i partiti laici e contro il centro-destra della Dc, salvando invece il Pds e la sinistra democristiana. Le ragioni per cui il pool dei pm si è mosso in questo senso sono state diverse per i suoi protagonisti. SOMMERSI E SALVATI Per Borrelli si trattava di assicurare comunque al pool un sostegno politico. Ci fu un momento nel quale egli accarezzò il progetto che un' élite di magistrati avrebbe potuto essere chiamata dal presidente della Repubblica a prendere in mano la guida politica del Paese, ma si trattò di una suggestione durata lo spazio di un mattino. Invece per parte sua il viceprocuratore D' Ambrosio giocò una partita politica in difesa di un Pci-Pds che di finanziamento irregolare di tutti i tipi si era alimentato dagli anni '40 in poi. Fu D' Ambrosio a dichiarare a un certo punto che Mani Pulite era conclusa perché erano state accertate le responsabilità della Dc e del Psi. Non a caso il Pds testimoniò la sua riconoscenza a D' Ambrosio eleggendolo più volte parlamentare. Come è stato scritto su Libero Mani Pulite, però, non ci sarebbe stata senza il ruolo dirompente svolto da Di Pietro. L' azione di Di Pietro, però, non si limitò a quello che è stato ricordato. Egli rovesciò nella sostanza alcuni aspetti fondamentali della procedura. Il messaggio che egli dava a imprenditori e avvocati spesso era il seguente: fatemi i nomi dei politici o butto la chiave. Questo tipo di approccio per un verso fu assai efficace, ma per altro verso attraverso di esso avvennero molte deviazioni sul terreno dell' unilateralità e dell' arbitrio, con conseguenze disastrose per lo stato di diritto. La testimonianza massima di tutto ciò è stata offerto dalla vicenda Sama-Cusani-Pci. Sama e Cusani sono stati condannati come corruttori avendo portato una valigetta con circa 600 milioni di lire alla direzione del Pci. Siccome però non c' è stata la prova provata che i dirigenti del Pci con i quali essi avevano un appuntamento avessero anche ricevuto la valigetta ecco che i corrotti sono rimasti senza nome. PROCEDURA VIOLENTATA L' impostazione giudiziaria della vicenda allora fu così unilaterale che in sede di processo il presidente Tarantola addirittura rifiutò l' escussione di Occhetto e di D' Alema come testimoni. Non credo che se Sama e Cusani si fossero recati con una valigia contenente del denaro nella sede di un altro partito avendo un appuntamento con alcuni dirigenti questi l' avrebbero fatta franca al punto da non ricevere neanche un avviso di garanzia. Mi consenta di osservare, caro direttore, anche se so che questa riflessione non è condivisa da molti nel suo giornale, che non a caso l' Italia è stato l' unico Paese in Europa dove ben cinque partiti sono stati distrutti e spazzati via dalla scena politica non per il voto degli elettori, ma per la "sentenza anticipata" del circo mediatico-giudiziario e che oggi il nostro Paese è caratterizzato da una maggioranza di forze politiche in un caso sovranista nell' altro populista. di Fabrizio Cicchitto

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