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Papa Francesco e i 70 milioni di rosso: così il Vaticano è costretto a tagliare anche gli ascensoristi

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Caterina Spinelli
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Sono tempi di crisi anche per Papa Francesco. Il Pontefice, che già dalla sua elezione nel 2013 tenta di riformare l'area economica del Vaticano, deve adesso affrontare una nuova grana: il risanamento delle casse della Santa Sede che nel 2018 hanno registrato un disavanzo di circa 70 milioni di euro su un budget di 300 milioni. A incidere particolarmente le donazioni e i contributi economici degli enti interni (come lo Ior) che diminuiscono sempre più. Così Bergoglio - fa sapere Il Giornale - ha incaricato il cardinale tedesco Reinhard Marx, membro del C6 e coordinatore del consiglio per l'economia della Santa Sede di trovare una soluzione. Leggi anche: Papa Francesco, imbarazzo in Vaticano: chi è stato riabilitato "Uno dei problemi principali sono gli stipendi di alcuni laici che guadagnano fuori tabella anche 15mila euro al mese - tuona uno dei capi dicastero -. Ci sarebbero state tante voci su cui poter lavorare e tagliare ma l'arrivo dei consulenti da società esterne, poi entrati come dipendenti a carico della Santa Sede, ha complicato le cose: guadagnano più di noi cardinali e spesso non hanno nemmeno buone competenze". Effettivamente a pesare sulle tasche del Vaticano sono spesso le spese legate agli stipendi dei circa 5mila dipendenti. Per far fronte al problema nei mesi scorsi il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, pur di risparmiare poche centinaia di euro al mese, ha tagliato addirittura gli straordinari domenicali di due ascensoristi del Palazzo Apostolico. E non è un caso che lo scorso 1° settembre Papa Francesco sia rimasto bloccato per 25 minuti in ascensore: i due addetti non erano presenti in Vaticano e i vigili del fuoco hanno dovuto chiamare d'urgenza un tecnico 

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