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Carola Rackete dopo il dissequestro di Sea Watch attacca le autorità italiane: "Che perdita di tempo"

Cristina Agostini
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"Questo sequestro è una perdita di tempo ingiustificabile e un abuso volto a impedire gli sforzi per salvare vite. Se i governi non agiscono, come cittadini europei dobbiamo fare in modo che nessuno muoia in mare, almeno fino a quando non ci sarà un adeguato dispositivo di soccorso e alternative sicure e legali alla migrazione". Carola Rackete commenta così il dissequestro penale - ma non amministrativo - della Sea Watch 3 disposto dalla Procura di Agrigento. "La legge sul pacchetto sicurezza - evidenzia Giorgia Linardi, portavoce di Sea-Watch - calpesta il dovere di un comandante di portare in salvo naufraghi soccorsi in mare e colpisce la dignità di un Paese che oggi considera una nave che salva vite, adempiendo a un dovere di legge e a un obbligo morale, come una minaccia alla sicurezza e all'ordine pubblico. Chiediamo altresì che si faccia luce sulla responsabilità di chi ha ordinato che quell'ingresso fosse impedito". Leggi anche: "Non essere geloso". È serio? La sòla di Malta, Conte esulta sui migranti e insulta Salvini Il pm Gloria Andreoli della Procura di Agrigento ha disposto il dissequestro perché "non residuano esigenze probatorie che giustifichino il mantenimento del sequestro". La Rackete, accusata di resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento e resistenza o violenza contro nave da guerra, difesa dagli avvocati Leonardo Marino e Alessandro Gamberini, fu anche arrestata, salvo poi venire rimessa in libertà dal gip che non ha convalidato il provvedimento. L'ufficio diretto da Luigi Patronaggio e Salvatore Vella ha ritenuto che non sussistessero più ragioni per mantenere il sequestro penale. La nave, tuttavia, resterà nel porto di Licata perché sottoposta a sequestro amministrativo.

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