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Nutri-score, tutto quello che non vi dicono: l'euro-bollino che ci rovinerà tavola e vita

Maria Pezzi
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Dopo i trattati di libero scambio firmati dall' Unione europea con Canada e Giappone, già in funzione e quello con i Paesi del Mercosur - Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay, Venezuela, Bolivia Cile, Perù, Colombia ed Ecuador - si profila una nuova eurofregatura per il made in Italy a tavola. Nelle stanze del potere a Bruxelles starebbe prendendo corpo un accordo sul nutri-score, l' etichetta nutrizionale a semaforo che con la scusa di avvertire i consumatori sulla presenza di grassi, zucchero e sale, attribuisce un giudizio di «pericolosità» del tutto arbitrario. Ai cibi viene attribuito un voto su una scala a 5 posizioni che va dal verde scuro al rosso intenso, passando per il verde pisello, il giallo e l' arancione. Non a caso questo sistema viene definito etichetta a semaforo. A lanciare l' allarme è stato l' altroieri Matteo Salvini, parlando dagli studi di Porta a porta. «C' è un' altra trattativa tenuta nascosta a Bruxelles, quella che si chiama nutri-score», spiega il leader della Lega, «un bollino sugli alimenti con semaforo rosso, giallo o verde per dire quelli che fanno bene o male. Alimenti come il prosciutto San Daniele o il Pecorino Romano avrebbero il semaforo rosso. È un paper segreto. Una boiata pazzesca». Segretezza - E la segretezza si spiegherebbe proprio con l' intento di evitare la levata di scudi dell' Italia. Il «no» al nutri-score è trasversale nel nostro Paese. Tutta la filiera agroalimentare, da Coldiretti fino a Federalimentare è fortemente contraria all' etichetta a semaforo perché boccerebbe i campioni del made in Italy promuovendo gli alimenti con un basso contenuto di grassi, sale e zucchero. Così se la Red Bull, nota bevanda energetica, prenderebbe un verde pieno, al Gorgonzola sarebbe attribuito l' arancione e al Parmigiano Reggiano il rosso. Il sistema, in realtà, utilizza due scale correlate per classificare la qualità dei prodotti: una cromatica divisa in cinque gradazioni dal verde al rosso e una alfabetica con lettere che vanno dalla A alla E. I prodotti vengono suddivisi in cinque categorie e il punteggio è determinato in base ai nutrienti che contengono. Fibre, proteine, frutta, verdura rientrano tra gli ingredienti giudicati «buoni» e ottengono un punteggio positivo. Altri ingredienti come grassi saturi, zucchero e sale influiscono negativamente e fanno scattare il rosso o l' arancione. E ha ragione Salvini a protestare. Con la scusa di favorire un' alimentazione sana, il nutri-score, in realtà, finirebbe per penalizzare le nostre eccellenze alimentari, dalle quali i consumatori sarebbero invitati a tenersi alla larga. Mentre molti cibi industriali sarebbero promossi a pieni voti. Fra l' altro, proprio in questi giorni il governo olandese ha annunciato l' intenzione di adottare l' etichetta a semaforo a partire dal 2021. Ad anticipare l' atto ufficiale, atteso prima della fine dell' anno è stato il ministro della Salute, Paul Blockhuis, anticipando su Twitter che l' etichetta a semaforo arriverà sugli scaffali nell' estate del 2021, dopo aver adattato il sistema di calcolo del Nutri-Score alle linee guida dietetiche olandesi. Ma l' Olanda non è sola. L' etichetta a semaforo è già stata introdotta in Gran Bretagna, Francia, Spagna, Belgio, Svizzera, Germania. Pare destinato a finire in soffitta il sistema alternativo proposto dall' Italia, l' etichetta «a batteria» che attribuisce comunque un punteggio alla presenza di grassi saturi, sale e zucchero nei cibi, pesandoli però in base alla dose giornaliera consigliata nell' ambito di una dieta salutare, mentre il nutri-score valuta 100 grammi di prodotto, quando ad esempio, ben difficilmente si potrebbero assumere giornalmente 100 grammi di olio extravergine, che si prende comunque un giallo. Nutrizionisti - I nutrizionisti, non solo quelli italiani, si sono espressi a favore del nostro sistema di etichettatura che assicurerebbe, fra l' altro, un regime alimentare equilibrato, con apporti calorici, di proteine e di vegetali molto simili a quelli della dieta mediterranea a cui tutti gli organismi internazionali attribuiscono un peso rilevante per la longevità raggiunta dagli italiani. Ma la scelta dei Paesi che si stanno aggregando come sempre attorno all' asse Parigi-Berlino lascia poche speranze. Prima ancora che la Commissione Ue abbia analizzato la proposta italiana, la scelta è di fatto già compiuta e ci penalizzerà duramente. In compenso si avvicina la data di entrata in vigore del Regolamento Ue numero 775 del 2018, il 1° aprile del prossimo anno, quando decadranno tutte le norme sull' origine dell' ingrediente primario in etichetta introdotte in via sperimentale dal nostro Paese. Facendo ripiombare nell' anonimato alimenti quali burro, formaggi, yogurt, latte a lunga conservazione, pasta, riso e sughi a base di pomodoro. A meno che compaiano elementi come il tricolore che ne richiamino l' italianità i produttori potranno omettere ogni riferimento al Paese d' origine degli ingredienti. La Germania ringrazia sentitamente. di Attilio Barbieri

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