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Papa Francesco e lo scandalo offerte: così il Vaticano ha speso 700 milioni destinati ai poveri

Caterina Spinelli
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Il Vaticano vanta un enorme capitale congelato in un prestigioso palazzo a Chelsea, nel cuore di Londra. Non esiste - come spiega Milena Gabanelli sul Corriere - una rendicontazione, ma la stima del patrimonio complessivo della Segreteria che gestisce l'Obolo di San Pietro è intorno ai 700 milioni di euro, destinati ai più bisognosi. Ma non sempre questo gruzzoletto è stato gestito con cautela. Tutto comincia nel 2012 dall'Angola dove un imprenditore locale amico di Angelo Becciu (allora alla gestione della cassa dell'Obolo), António Mosquito, gli propone di investire duecento milioni di dollari nella sua compagnia petrolifera Falcon Oil. Dalle carte consultate dal Corriere della Sera si evince che, di quei duecento milioni, 35 sarebbero andati direttamente a Mosquito per rimborsare un suo precedente prestito a Falcon Oil. Le cose non vanno bene e così il finanziere Roberto Mincione "propone loro di comprare un suo palazzo nel centro di Londra". E gli uomini di chiesa affidano i duecento milioni al Fondo Athena, gestito prorpio da Mincione. Il fondo ha un solo cliente-sottoscrittore: il Vaticano. Leggi anche: Papa Francesco, la vignetta più cattiva di sempre: così Osho riduce il suo cardinale filippino A settembre del 2018 questo però perde oltre il 20 per cento e il palazzo passa da Mincione alla Gutt, una società lussemburghese amministrata da un broker molisano di nome Gianluigi Torzi. Un minuto dopo la firma del contratto in Segreteria si accorgono di aver affidato tutti i poteri gestionali al broker che detiene soltanto lo 0,1%. Parte la trattativa per smontare l'accordo, ma per portarla a termine il Vaticano ha dovuto sborsare a Torzi dieci milioni, sedici milioni a Mincione per la gestione degli investimenti, più altri 44 per liquidare il fondo, e infine due milioni per consulenze. Nelle casse del Papa invece non è entrato un euro di guadagno. Ecco dove sono finiti i soldi dei poveri.

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