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Le corriere dello shopping In Svizzera carichi di contanti

Dall'Italia partono ogni giorno autobus con decine di persone a bordo Bastano 20 euro per andare e tornare e lì se ne possono spendere 10mila

Matteo Legnani
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In viaggio in autobus dal centro di Milano alle sponde svizzere del lago di Lugano, per poter acquistare orologi, preziosi e gioielli senza essere sottoposti all'occhio indiscreto e inquietante del redditometro italiano. È un fenomeno le cui origini chiamano direttamente in causa il governo Monti, che nel dicembre 2011 aveva abbassato a 999,99 euro il limite di utilizzo del contante nel nostro Paese, quello a cui si assiste con sempre maggior frequenza nelle regioni del Nord Italia.  Terrorizzati dall'idea di poter incorrere in un controllo fiscale per il semplice fatto di aver regalato un anello di fidanzamento alla propria amata o per aver scelto il Rolex d'ordinanza come regalo di laurea per il proprio figlio, a Milano e nel resto del settentrione si è ormai consolidata una nuova tendenza: quella dei pendolari dello shopping che superano i confini per poter completare i propri acquisti in contanti anziché con la carta di credito o con l'assegno.  La capitale del nuovo fenomeno è senza dubbio Milano. Qui la «ribellione» contro i limiti all'utilizzo del contante è tanto ampia da aver portato alla nascita di servizi ad hoc molto strutturati. È il caso, ad esempio, dell'autobus che ogni giorno, sabati e domeniche compresi, collega la centralissima piazza Castello al Canton Ticino, trasportando dal capoluogo lombardo alla vicina Svizzera decine di persone attratte non solo dai prezzi scontati di Fox Town, l'outlet center di Mendrisio che raccoglie i più importanti marchi della moda internazionale, ma anche dalla possibilità di fare i propri acquisti in contanti. Ma il pendolarismo dello shopping riguarda «un po' tutto il Nord, visto che in Svizzera, in Austria e in Slovenia non esistono limitazioni all'uso dei contanti, e in Francia la soglia è molto più alta che da noi (3 mila euro)», spiega Andrea Sangalli, presidente dell'associazione Orafa lombarda. Una differenza tutt'altro che irrilevante, i cui effetti si stanno facendo sentire in maniera evidente sui conti del settore.  «Inutile negarlo: questa norma, oltre a complicare notevolmente la vita ai commercianti, scaricando su di noi l'onere del controllo e un ulteriore carico burocratico di cui non si sentiva alcun bisogno, ha finito per penalizzare un comparto che rivolgendosi a una clientela con un alto potere di spesa avrebbe potuto risentire meno di altri della crisi», conferma Sangalli. Di fronte al rischio di venire segnalati all'Agenzia delle entrate per il semplice fatto di aver acquistato un gioiello, e anche al fastidio di dover giustificare in che modo spendono i loro soldi, moltissimi italiani hanno scelto una soluzione alternativa. «Anche chi è a posto con la coscienza e con le tasse, piuttosto che rischiare una verifica del fisco preferisce andare all'estero», spiega il presidente degli orafi lombardi, «tanto più che in Svizzera si può entrare con 10 mila euro in contanti a testa». Che poi per importare un orologio o un gioiello nel nostro Paese si debba passare per la dogana e pagare l'Iva, è cosa che non sembra preoccupare i nostri connazionali, visto che «basta indossare il bracciale o l'orologio come se fossero i propri per passare inosservati», prosegue Sangalli. Sarà anche per questo motivo che molti evitano l'auto privata per il breve viaggio fino alla Svizzera, preferendo la «gita»  in autobus, accessibile alla modica cifra di 20 euro, ritorno compreso. «Il servizio era nato per gli stranieri che da Milano volevano raggiungere il Fox Town per fare shopping di abbigliamento e calzature, ma con il passare del tempo l'utenza è cambiata», confermano dal capolinea in piazza Castello.   Un fenomeno di fronte al quale sembra a dir poco surreale la proposta di un'ulteriore riduzione del limite di utilizzo dei contanti avanzata nelle scorse settimane dal ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni. Quasi che l'eredità di Monti non bastasse a deprimere i consumi e il Paese. di Dino Bondavalli

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