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Giovanni Rezza avverte Giuseppe Conte: "Riaperture scaglionate e nessuna strategia futura". Due grossi rischi per gli italiani

 Giovanni Rezza

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Giovanni Rezza avverte il governo Conte su due grossissimi rischi che farà correre agli italiani: il primo riguarda gli effetti devastanti dell'allentamento delle misure restrittive in alcune regioni, il secondo il ritorno dell'emergenza coronavirus in autunno. Il coronavirus, spiega il direttore Malattie infettive dell'Istituto superiore di Sanità in una intervista a La Repubblica, "circolerà finché non si crea un'immunità di gregge, e si spera non avvenga in breve tempo perché significherebbe far morire tantissime persone e stressare in modo inaudito il sistema sanitario, oppure finché non si trova un vaccino. Rischiamo continue reintroduzioni perché persisterà nella popolazione e dobbiamo essere attenti a intercettare eventuali focolai. Forse d'estate si trasmetterà di meno, ma ad autunno ci sarà il rischio che riparta. Ci vuole una strategia"

 

Quindi, sottolinea Rezza, "se abbattiamo finalmente la trasmissione, poi dobbiamo evitare che tutto riparta. Vanno intercettati i casi grazie ai medici di famiglia e ai dipartimenti di prevenzione delle Asl, e messi subito in quarantena". Anche la App per il tracciamento è uno strumento "importante. Aiuta a capire dove sono state le persone, così da intercettare contatti a rischio. Si sta lavorando per individuare la soluzione migliore". Il momento è delicato e gli errori non sono ammessi: se l'epidemia riparte, avverte Rezza, "c'è il rischio di chiudere di nuovo tutto".

Per questo, dice ancora l'esperto, "guarderei alle chiusure. A parte che forse avrei fatto alcune zone rosse in più in Lombardia, quando sono stati presi i provvedimenti per tutta Italia di certo hanno frenato la corsa del virus al centro-sud. Invece nei pochi giorni che alcune regioni del nord sono state chiuse e le altre no abbiamo visto le fughe da quelle aree. Per questo forse riaprire in modo scaglionato può non essere efficace. E poi la maggior parte delle attività produttive stanno proprio al nord. Che facciamo, lo apriamo dopo perché ha avuto una maggiore diffusione del virus?".

 

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