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Silvia Romano, indiscrezioni: grave malattia durante la prigionia. L'ambasciatore: "Convertita? Parlerà lei"

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L'aereo che riporterà Silvia Romano in Italia atterrerà a Ciampino oggi, domenica 10 maggio, alle 14. Liberata, dopo un anno e mezzo di calvario. Un incubo, quello vissuto dalla giovane cooperante italiana rapita in Kenya: durante la prigionia, infatti, si sarebbe gravemente ammalata e sarebbe anche stata costretta a convertirsi all'islam, sposando uno dei suoi carcerieri (all'arrivo in ambasciata non avrebbe voluto togliere gli abiti tradizionali spiegando, appunto, di essersi convertita: circostanza che permette di comprendere il calvario e il lavaggio del cervello che potrebbe avere subito).

 

La ragazza, milanese, era stata rapita il 21 novembre del 2018 dall'orfanotrofio di Chakama, in Kenya, da un banda composta da otto criminali comuni, per poi essere venduta ai terroristi islamici somali di Al Shabaab e portata in Somalia, dove è stata liberata. Nel frattempo, prima del suo arrivo, ecco le parole riportate da Repubblica di Alberto Vecchi, ambasciatore italiano in Somalia, stupito dalle condizioni in cui ha trovato Silvia: "Mi  sarei aspettato una persona più tesa e invece mi è sembrato che nonostante tutto ne sia uscita bene", ha premesso Vecchi, che la ha accolta nella sede a Mogadiscio.

 

Come detto, Silvia Romano era in abiti tradizionali somali: viene descritta come "pacata e sorridente". E ancora, "con una forza d'animo rara", considerati i 18 mesi di sequestro. "Sorrideva ed era contenta di poter finalmente mangiare una pizza". Proprio "mangiare una pizza" è stata la prima richiesta della ragazza. Sull'ipotesi della conversione all'islam, l'ambasciatore si è mostrato cauto, senza però nei fatti smentirla. Commentando il fatto che indossasse abiti tradizionali, Vecchi ha spiegato: "In questi mesi vestirsi in questo modo credo sia stata un'abitudine, non ritengo possa indicare di per sè un atteggiamento spirituale e comunque su tutti gli aspetti personali è giusto che a parlare sia la giovane", ha concluso.

 

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