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Carabinieri di Piacenza, la trans: "Sesso violento senza precauzioni. E sono sieropositiva", un racconto sconvolgente

Brunella Bolloli
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«Sapevo che prima o poi questa bomba esplodeva», dice Francesca, accento brasiliano, sul viso i segni di una vita vissuta pericolosamente. È una delle trans protagoniste dello scandalo della caserma Levante di Piacenza e, soprattutto, è sieropositiva, particolare che apre scenari sempre più inquietanti attorno all'Arma. «Io volevo farlo con il preservativo, i carabinieri no», spiega. La bomba è deflagrata. La sudamericana all'inizio era una semplice informatrice delle forze dell'ordine come ce ne sono tante: personaggi della notte abituati ad avere a che fare con spacciatori e piccoli criminali ma anche con ufficiali in divisa da cui rifugiarsi per ottenere protezione in cambio di qualche soffiata. Poi però è finita sotto le grinfie dei militari piacentini. È stata usata, racconta ora. E picchiata se non sottostava ai loro desideri. Botte per sapere dove erano i pusher, minacciata («se non collabori sarai cacciata dall'Italia»), abusata. Erano malati di sesso alcuni dei carabinieri indagati nell'inchiesta Odysseus. «Sesso animale», insiste la trans. «Quella caserma era un puttanaio», si sfoga a Radio Capital, «almeno 4 volte abbiamo fatto feste con sesso e droga». «Erano maiali».

Francesca fa un nome in particolare, quello del maresciallo Marco Orlando, comandante della Levante. Le orge infatti sarebbero avvenute nel suo ufficio, circostanza sottolineata anche nell'ordinanza in cui un capitolo, il secondo, si intitola proprio "Disciplina e onore", ovvero "le scampagnate dei carabinieri durante l'orario di servizio". Si parla di bevute, di alcol e di «brindisi alla bellezza della caserma...». Il bordello è stato confermato anche da un marocchino interrogato nei giorni scorsi: l'uomo ha citato davanti al gip festini con transessuali e prostitute che sarebbero state pagate dall'appuntato Giuseppe Montella, considerato il capo della banda, con droga in cambio di informazioni. Ed è proprio grazie alle intercettazioni del telefonino di Montella che i pm Matteo Centini e Antonio Colonna hanno potuto registrare i reati che venivano commessi nella stazione di via Caccialupo: in una conversazione tra Montella e Salvatore Cappellano emergono riferimenti a escort e a serate tra due ragazze e il collega Falanga consumatosi nell'ufficio del comandante. «Mentre Manuela urlava come una dannata il cappello di Orlando, la giacca, ha buttato tutte le pratiche per terra, che bordello». Francesca dà altri dettagli: «Sono tutti gay», sentenzia. Oltre a lei c'è Nikita, Manuela, Sofia.

 

 

Sembra di rivedere il film delle trans coinvolte nel caso Marrazzo a Roma: Brenda (morta misteriosamente) e Natalì, che riceveva in via Gradoli, ma quella è un'altra storia. Intanto ieri è stato interrogato il comandante della compagnia, Stefano Bezzeccheri. Difeso da Wally Salvagnini, il maggiore, sottoposto all'obbligo di dimora, ha risposto a tutto senza chiedere la revoca della misura. «Confido nella giustizia», ha detto. Ieri, inoltre, si è presentato il nuovo comandante Paolo Abrate, giunto da Milano. Il mio obiettivo è guadagnare la fiducia», ha detto, dopo questa bufera giudiziaria «che ci ha colpito nel nostro cuore, nella nostra intimità. Si possono fare grandi dichiarazioni di intenti, ma è con i fatti che si ottengono le cose. La mia promessa e il mio impegno è di dedicare ogni forza ed energia alla tutela della cittadinanza di Piacenza». 

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