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Coronavirus, Andrea Crisanti contro il governo: "Mesi buttati e ora piangiamo". Il piano consegnato e mai attuato

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Andrea Crisanti a fine agosto presentò al governo un piano per quadruplicare i tamponi. Che fine ha fatto quello studio? "L'ho consegnato al ministro Federico D'Incà e al viceministro Pierpaolo Sileri che lo hanno sottoposto al Cts. Poi non ne ho saputo più nulla...Avevo semplicemente previsto che la ripresa delle scuole e delle attività produttive avrebbe generato un notevole aumento delle richieste di tamponi. Suggerivo quindi la necessità di un investimento logistico importante che avremmo potuto realizzare in 2-3 mesi, la creazione di aree mobili di supporto sul territorio e tamponi low cost da 2 euro come quelli usati a Padova. Lo dico contro me stesso: forse ad agosto eravamo già in ritardo e ora ne paghiamo le conseguenze".

 

 

 

 

 

Ed ora con l'arrivo della possibile seconda ondata? "Possiamo usare i tamponi per tre attività: screening di comunità, prevenzione o sorveglianza attiva. Nel primo caso si tratta di impedire a chi è potenzialmente infetto di entrare in comunità e dunque serve un test affidabile e sensibile come il tampone Pcr. Nel caso dello screening, l'obiettivo è capire se c'è trasmissione nella comunità e, in prima battuta, va bene anche il tampone rapido. Nella sorveglianza attiva di un positivo, l'obiettivo è isolare dalla comunità le persone che può aver infettato o che l'hanno contagiato: amici, parenti, colleghi. Quello che conta non sono i contagi. Ma l'incremento dei casi giorno per giorno. Questo è il solo monitoraggio che va fatto. Per me andavano messi i termoscanner agli ingressi, abbassata la soglia della temperatura per l'entrata in aula, obbligati tutti all'uso della mascherina in classe, lasciati a casa insegnanti e studenti provenienti da comunità in cui c'è un'alta trasmissione del virus". Previsione per i prossimi mesi? "Quel che preoccupa è il rapido aumento dei casi. Via via il governo introdurrà inasprimenti che impatteranno sulla qualità della vita. Ma queste misure devono essere accompagnate da un investimento in sanità: non si può scaricare tutto sulle spalle degli italiani".

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