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Giuseppe Conte, lettera da duecento sindaci: "Il dpcm significa fallimento, rischio violenze. Avete pensato ai monopattini"

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Duecento sindaci contro Giuseppe Conte. I primi cittadini si appellano al premier dopo le rivolte di piazza seguite all'ultimo dpcm. "La seconda ondata della pandemia sta trasformando i centri urbani in luoghi di disagio sociale dove le prime avvisaglie di violenza rischiano di mettere ancora più in crisi i Comuni, già messi a dura prova dalla gestione del Covid". È questo il succo de discorso promosso da Alessio Pascucci, sindaco di Cerveteri e coordinatore di Italia in Comune, che ha scritto una lettera al presidente del Consiglio raccogliendo adesioni di amministratori pubblici di tutta Italia. A darne notizia è una nota l’Ufficio Stampa di Italia in Comune.

 

 

"L’ultimo Dpcm - si legge nella missiva - contiene norme dirompenti, che per milioni di lavoratori e imprenditori significano fallimento, povertà e disagio sociale. Norme che andavano concertate con i territori e che, soprattutto, andavano anticipate da provvedimenti di sostegno reale all’economia del Paese. In questi mesi invece si è preferito investire sui monopattini, sul reddito di cittadinanza o sui famigerati mono banchi che con la didattica a distanza rimarranno chiusi nei magazzini delle nostre scuole. Abbiamo avuto mesi per preparare il sistema Italia alla seconda ondata, ma si è perso tempo lasciando ai cittadini il compito di auto regolamentarsi senza indicazioni e sostegno alcuno". Ragione, questa, che costringe i sindaci a chiedere provvedimenti "concreti a sostegno dell’economia del Paese, garantendo allo stesso tempo agli Enti Locali le risorse e il personale adeguato per affrontare l’emergenza nazionale".

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