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Vaccino anti Covid, AstraZeneca come Pfizer: taglio alla distribuzione, Europa e Italia tremano

Alessandro Giorgiutti
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Dopo Pfizer, anche AstraZeneca annuncia un taglio nella fornitura dei vaccini all'Unione europea e quindi all'Italia. La multinazionale britannica, il cui vaccino dovrebbe essere approvato dall'autorità regolatoria europea la prossima settimana (nel Regno Unito viene somministrato già dal 4 gennaio), ha annunciato attraverso un portavoce che «i volumi iniziali saranno inferiori a quanto originariamente previsto a causa della riduzione dei rendimenti in un sito di produzione all'interno della nostra catena di fornitura europea», senza fornire ulteriori dettagli. «Forniremo decine di milioni di dosi a febbraio e marzo all'Unione europea, mentre continuiamo ad aumentare i volumi di produzione», ha aggiunto.

 

 

 

AstraZeneca è il cavallo sul quale maggiormente ha puntato Bruxelles per i primi sei mesi dell'anno. L'Italia attende 16.155.000 dosi entro marzo e altre 24.225.000 entro giugno, per un totale di oltre 40 milioni di dosi con cui si dovrebbero immunizzare 20 milioni di persone. Secondo il Financial Times la multinazionale non sarebbe in grado di consegnare neppure la metà della cifra garantita tra gennaio e marzo.


Le prenotazioni - Nel primo trimestre dell'anno in Italia si attendono anche 8.749.000 dosi da Pfizer, 1.346.000 dosi di Moderna e 2.019.000 dosi da Curevac (il vaccino di quest' ultima deve essere ancora approvato dall'Ema, l'agenzia europea dei medicinali). Come detto, il ritardo annunciato da AstraZeneca segue il taglio del 29% delle consegne deciso da Pfizer per questa settimana: una riduzione che la multinazionale americana aveva giustificato con la necessità di potenziare la capacità produttiva dello stabilimento belga di Puurs: un rallentamento temporalmente limitato per poi correre ancora più speditamente di prima, insomma. Pfizer del resto ha precisato che il contratto firmato con Bruxelles prevede la consegna di un certo numero di dosi entro il primo trimestre, ma non fa riferimento al rispetto di scadenze settimanali.

La sesta dose - La vicenda si è complicata quando il commissario all'emergenza Domenico Arcuri ha denunciato un ulteriore taglio del 20% delle forniture anche per la settimana prossima. In questo caso potrebbe in realtà non trattarsi di un taglio, ma di un diversa ripartizione delle forniture giustificato dalla possibilità di estrarre da ogni fiala del vaccino Pfizer non cinque ma sei dosi: una possibilità già annunciata dall'Aifa (l'agenzia italiana del farmaco) al momento dell'approvazione del vaccino nel nostro Paese, e confermata ufficialmente dall'Ema lo scorso 6 gennaio. Siccome la Pfizer è tenuta a consegnare un certo numero di dosi e non un certo numero di fiale, e siccome da una fiala si possono estrarre non cinque dosi (come sembrava inizialmente) ma sei, ecco s come si spiegherebbe la riduzione delle fiale consegnate. Ed ecco spiegato anche perché la Commissione Ue non ha assecondato la linea dura dell'Italia (che ha minacciato azioni legali contro Pfizer) e della Polonia (che ha detto di valutare la possibilità di un contenzioso se nelle prossime settimane l'azienda non rispetterà gli impegni presi) al vertice (virtuale) di giovedì sera tra la presidente Von der Leyen e i 27 Stati membri.

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