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Lago d'Iseo, rischio tsunami: evacuate venti famiglie. La crepa nella strada e la frana: un caso senza precedenti

Costanza Cavalli
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Quietamente popolata sull’acqua da gabbianelle e anatre colorate inconsapevoli, la sponda del lago d’Iseo che si stringe fra Montisola e Tavernola, sulla terra ferma da giorni è scossa dai brividi di una frana che a giorni alterni minaccia e non minaccia. La parete del Monte Saresano, che sovrasta il punto più a nord del paese, ha ricominciato a smottare acclerandoa un centimetro al giorno. E non passa ora senza che un elicottero (si suppone per ispezione) o dei geologi odei politici cigirino attorno cercando di indovinare che intenzioni ha. In verità, questo balletto si ripete a decenni alterni da una cinquantina d’anni, fin da quando cioè nell’area dell’ex miniera Ognoli si lavorava a pieno vigore scavando la montagna per estrarre marna, causandone l’instabilità.

È ormai da vent’anni che il treno di carrelli, di cui è ancora visibile il binario coperto, non fa più la spola tra la miniera e il cementificio, costruito a fine ‘800, ora ItalSacci.Male conseguenze dei danni si sono riverberate, peggiorando, sul presente. Che preoccupa e fa parlare: su uno spuntone di riva del lago, dove il panorama spazia liberamente dal cementificio al cielo, quindi frana inclusa, si susseguono drappelli di cittadini con il binocolo e voglia di parlare, e ovviamente giornalisti con le telecamere.

 

 

 

 

Difficilmente Tavernola diventerà una Ercolano lombarda, così come non è probabile che gli agglomerati urbani sulle rive di Montisola finiscano come Atlantide. Però in paese tutti si chiedono che cosa succederà: così come qualcuno coltiva timori mitologici, altri fanno spallucce ricordando i mille allarmi passati che non hanno avuto seguito. La frase più in voga tragli anziani è «basta mia el covid, po’ a la frana de là». I più ottimisti tra i pessimisti sostengono che la frana si schianterà sul cementificio e lì si fermerà, risparmiando i paesi e il lago, nemesi della montagna sull’unico colpevole secondo tutti. «È sempre allarmismo, finirà che si stabilizza anche stavolta», dice Aldo Federici, un tavernolese che sulla soglia del bar Miralago sorseggia uno spritz di mezzogiorno in un bicchiere di plastica. Se parte del milione e mezzo di metri cubi di pietra e terra che incombe sul cementificio dovesse piombare nel lago, Tavernola verrebbe colpita due volte: da un’onda concentrica provocata dalla caduta e poi dall’onda di ritorno.

L’acqua, dopo aver travolto il Comune di Montisola,l’isola a 1.800metri di distanza di fronte alla riva bergamasca, tornerebbe a infrangersi su Tavernola. In pericolo ci sono 400 persone. Per loro viene allestita una tendopoli al campo sportivo di Cambianica. Intanto, ItalSacci ha chiuso lo stabilimento, è stata interdetta la circolazione sulla strada 469 nel tratto che va dal ponte di Tavernola alla località Pontèl ed è stata chiusa la provinciale che collega Vigolo con Parzanica, il Comune isolato dove ieri sono arrivati in elicottero i vaccini per gli over 80. Il traffico al mercato del centro (cioè sempre il lungolago), comunque, manifesterebbe una vitalità ordinaria, se non fosse per i capannelli di persone che in un bergamasco molto aspirato parlano tutti dell’unico argomento, della frana che c’è e non c’è. «Abbiamo sempre vissuto così, me lo ricordava mio padre stamattina», spiega una signora dietro al un banco di formaggi stagionati. «Molti anziani hanno già preparato le valigie e al mercato hanno mandato i igli per far loro la spesa», dice Attilio Loda, una bancarella che vende articoli per la pulizia.

 

 

 

 

Si ha l’impressione che la vita della comunità lacustre proceda a mezz’aria, nessuno sa se la frana verrà giù oppure no, e soprattutto nessuno sa se avere paura oppure no.Chi dice di non averne ha la faccia preoccupata, chi dice di averne lo ammette con serenità. Tra oggi e venerdì dovrebbero arrivare nuovi dati: l’approfondimento del geologo Nicola Casagli e lo studio dell’Università Bicocca. «Dai report si potranno definire i livelli di allarme e i modelli di scendimento della frana per capire, in caso di collasso, quali aree saranno investite dai detriti», spiega Dario Fossati, dirigente dell’Unità Organizzativa Difesa del suolo di Regione Lombardia, «e quali saranno le modalità di propagazione dell’onda anomala». Un radar, una scatola ronzante puntata verso la montagna che fa avanti e indietro su un binario d’acciaio, monitora i movimenti del monte e manda informazioni ogni mezz’ora.

Dallo spuntone di cui si diceva, la vista attraverso il binocolo non offre dettagli utili ai curiosi che scrutano la montagna in cerca di un segno: «Non si vede niente,ma quel che è certo è che l’hanno ridotta a un groviera», dice Enzo Micheli, cittadino di Tavernola da cinque anni. In quello stesso punto incontriamo Silvio Bonomelli, capogruppo di maggioranza in Comune (lista Tavernola Al Futuro): «Aspettiamo i dati di venerdì. Nel caso peggiore, si parla di un’onda di cinquemetri e per questo abbiamo dato delle schede alla popolazione perché si preparino al momento del crollo». Intanto lunedì il vicino Comune di Vigolo ha revocato l’ordinanza con la quale aveva disposto lo sfollamento di 7 famiglie che vivono pocoa ridosso della parte superiore della frana. Sono ancora evacuate invece le venti famiglie dell’abitato di Siviano,a Montisola: «Sono andati a casa di amici o parenti«, spiega il sindaco Fiorello Turla, «È vero che viviamo in questa situazione da anni ma non ci siamo abituati: ora si parla di due centimetri al giorno, prima di parlava di un centimetro l’anno».

 

 

 

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