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Domenico Arcuri, 190 milioni di mascherine sequestrate: "Filtrano al 95%", ma era solo il 9,5%

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Domenico Arcuri non è più il commissario straordinario per l’emergenza coronavirus, ma i disastri che è riuscito a combinare in un anno continuano a tenere banco. Il super-uomo scelto dal governo giallorosso di Giuseppe Conte aveva acquistato e distribuito a medici e infermieri 190 milioni di mascherine farlocche, che proteggevano il 10 per cento del dichiarato. “La Gdf - ha fatto sapere Franco Bechis in un tweet - ha sequestrato oggi le 60 milioni restanti e sequestrato i contratti di Invitalia. Il Cts le aveva approvate”. 

 

 

E adesso, al di là del sequestro che - per quanto grave - lascia il tempo che trova perché ormai sono passati mesi e milioni di mascherine mancanti all’appello potrebbero anche già essere state utilizzate - va capito com’è possibile che il Cts abbia approvato tali mascherine che dovevano proteggere al 95% e invece lo facevano in alcuni casi soltanto al 9,5%. Su Il Tempo è uscito un primo approfondimento di questa incresciosa vicenda che è partita da Gorizia, dove l’indagine della Procura aveva portato, lo scorso mese di febbraio, all’individuazione e al sequestro di più di un milione e mezzo di mascherine destinate al personale medico, infermieristico e sanitario delle aziende sanitarie del Friuli Venezia Giulia. 

 

 

Tutti questi dispositivi di protezione individuale sono risultati del tutto carenti dei requisiti necessari per essere considerati realmente protettitivi. “In alcuni casi - si legge su Il Tempo - la capacità filtrante è risultata essere addirittura 10 volte inferiore rispetto a quanto dichiarato, con conseguenti rischi per il personale sanitario che le aveva utilizzate nella false convinzione che potessero garantire un’adeguata protezione”. 

 

 

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