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Coronavirus, Sergio Abrignani del Cts contro i catastrofisti alla Massimo Galli: "Perché il governo ha riaperto"

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Le aperture non sono state un gioco d'azzardo. La pensa così l'immunologo Sergio Abrignani, da marzo membro del Cts su indicazione del governo Draghi. "Un conto è la scienza, un altro è la politica che deve tenere in considerazione anche l’aspetto socio-economico di un Paese in ginocchio. Posso sembrare brutale, ma è quel che penso. L’importante è essere onesti intellettualmente", ha detto con schiettezza in un'intervista al Corriere della Sera, di fatto mandando una stoccata a tutti gli esperti più catastrofisti. Il direttore dell'ospedale Sacco di Milano Massimo Galli, per esempio, si è detto contrario alle riaperture fin da subito: "Il prezzo che si rischia di pagare è alto. Questa storia che i contagi calano durante la bella stagione è un mito da sfatare".

 

 

 

Parlando di rischio calcolato, Abrignani ha dato questa definizione: "Oggi abbiamo un’incidenza di 146 casi a settimana per 100mila abitanti (contro i 157 della scorsa settimana) e l’Rt a 0,85 (contro lo 0,81 precedente). Rischio calcolato vuol dire capire fino a dove ci si può spingere per far ripartire il Paese senza rischiare di ritrovarsi in rosso per tutta l’estate o peggio ancora di fare morire la gente". Sulla distinzione tra politica e scienza, poi, ha aggiunto: "Noi come scienziati possiamo indicare la strada migliore per la mitigazione del rischio. Ma a decidere è sempre la politica". 

 

 

 

L'immunologo, poi, si è scagliato contro la scienza italiana, che "deve chiedere scusa perché incapace di parlare con una voce sola". E ancora: "Ognuno può dire la sua: fareste mai commentare un intervento a cuore aperto a un ortopedico? No. Eppure durante questi lunghi mesi ognuno si è sentito in diritto di dire la sua. E gli scienziati,  me compreso, non sono migliori degli altri uomini".

 

 

 

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