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Marmolada, Luca Zaia: "Rispetto per chi è sottoterra", l'attacco a sinistra e Michele Serra

 Luca Zaia

Alessandro Gonzato
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Sulla Marmolada sono morte (almeno) 7 persone, ci sono 8 feriti, altri 5 dispersi, ma Repubblica trova il modo di ironizzare sulle dichiarazioni di Luca Zaia. A Michele Serra, nella sua rubrica "L'amaca", strappano «un breve sorriso le parole del governatore». Quali? Che «una cosa simile non era mai accaduta in Veneto», riporta Serra. Che delle 6 vittime accertate (sono 7), riferisce Serra riportando sempre le parole di Zaia, «tre sono venete». Che sono in azione «squadre venete», per la precisione - affonda Serra - «35 unità venete», e addirittura «un nostro elicottero».

Presidente Zaia: per Serra «in questo momento storico, nel quale è l'umanità stessa che sembra a repentaglio, compresi i veneti, la dimensione localista suona inevitabilmente ridicola».
«Vorrei solo far notare che nel mio oggetto sociale c'è scritto "occuparmi dei veneti". Se avessi un ruolo nazionale parlerei degli italiani, se ne avessi uno europeo degli europei, e se fossi sindaco mi occuperei dei miei concittadini. Come si fa a polemizzare di fronte a una simile tragedia? Peraltro Serra non lo capisco: è un giornalista, giusto? Le stesse domande e considerazioni dei suoi colleghi erano: "Il Veneto paga un duro tributo", "I veneti sono i più coinvolti in questa tragedia". Cos' ìè, quindi, una critica a tutti i giornalisti che erano lì? Mi spiace davvero perché bisognerebbe avere più rispetto per le persone ancora sottoterra, e speriamo che qualcuno sia ancora vivo: ci sono momenti in cui devi spegnere il motore di ricerca preimpostato e capire che il silenzio è la cosa migliore».

 

 

Aggiunge Michele Serra: «A fronte dei mutamenti climatici, il localismo è irrilevante, controproducente e perfino irritante. A meno che, regione per regione, non si voglia riflettere sulla spensieratezza con la quale si sono accumulati quattrini trattando qualsiasi allarme ambientale con lo sfizio di quattro intellettuali rompiballe».
«Gli consiglio di leggersi il mio libro edito da Mondadori, Adottare la terra (per non morire di fame) in cui parlo del rispetto dell'ambiente, della sostenibilità e di tanti altri temi collegati. Però Serra sostiene che sono argomenti da intellettuali: io non lo sono ma li ho approfonditi, quindi mi sembra una contraddizione in termini. Per favore, voltiamo pagina...».

Ieri grazie al suo intervento due genitori hanno riconosciuto loro figlio, che si trova in prognosi riservata a Treviso. Come sono andate le cose?
«Mi sono assunto la responsabilità di stravolgere i protocolli: gli ho chiesto se il ragazzo avesse dei segni particolari. Mi hanno detto di sì: sui piedi e sulle orecchie. Ho fatto scattare delle foto dai sanitari ed effettivamente i dettagli combaciavano. A quel punto abbiamo fatto un'ulteriore verifica tramite il gruppo sanguigno e siamo arrivati alla conferma. In questo disastro c'è anche una piccola-grande storia che spero con tutto il cuore che abbia un lieto fine».

Quanti anni ha il ragazzo?
«Trenta: è del '92».

Presidente: mentre parlava a Canazei di fianco al premier Mario Draghi, e stavate facendo il bilancio parziale della sciagura, lei stava per piangere...
«È per questo che non comprendo il senso di certe polemiche: posso capire che uno sia di parte, che voglia fare a tutti i costi Catone il Censore, ma davanti a certe cose no, dai...».

 

 

Di emergenze, da quando è governatore, in Veneto ne ha vissute parecchie...
«Faccio quasi fatica a ricordarle tutte. Ho esordito con l'alluvione del 2010: più di 10 mila famiglie e imprese alluvionate, 235 comuni coinvolti su 570, un miliardo di danni tutti ristorati: in giro per la regione non c'è una sola polemica. Poi c'è stato il terremoto, poi ancora l'uragano di Vaia tra le Dolomiti e le Prealpi venete a ottobre 2018 con 100 mila ettari di bosco rasi al suolo. Nel 2019 l'acqua alta a Venezia: non si raggiungevano quei livelli dal '66. Poi ancora la tromba d'aria sulla Riviera del Brenta che ha abbattuto una villa veneta».

E poi il Covid. Com'è la situazione?
«I contagi stanno crescendo anche da noi: oggi (ieri, ndr) abbiamo oltre 12 mila nuovi casi. È un altro Covid, va sottolineato, e l'impatto sugli ospedali in questo momento è veramente basso se paragonato a qualche tempo fa, provoca perlopiù raffreddori fastidiosi, però questa variante viaggia come un missile». Siete pronti a somministrare la quarta dose? «Noi sì, siamo prontissimi, ma a oggi è prevista solo per gli over 80 e per i fragili».

Ogni volta che succede qualcosa in montagna si riapre il dibattito sulla messa in sicurezza del territorio.
«Guardi: neanche a farlo a posta stamattina è arrivato in Regione un altro libro sugli interventi che abbiamo realizzato a Vaia: un miliardo contro il dissesto idrogeologico. In tutta la regione grazie ai satelliti monitoriamo anche i movimenti millimetrici. Salendo sulla Marmolada si vedono tutti i cantieri conclusi o in fase di conclusione».

Ieri c'erano ancora escursionisti che andavano verso il luogo della tragedia.
«La cosa più brutta è la mancanza di rispetto per i morti e i loro famigliari: ci sono ancora persone incastrate tra i massi...». 

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