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Covid, le regole: il confronto Italia-resto del mondo che spazza via Speranza

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Paese che vai, isolamento che trovi. Più o meno, perché in Gran Bretagna non trovi proprio niente. Nel senso che il premier Boris Johnson, il 21 febbraio scorso, ha deciso per la stretta sulla stretta (cioè ha tolto tutto: restrizioni, quarantene, misure anti-contagio) e adesso, a Londra, va così. Del coronavirus non parla quasi nessuno.

Sì, d'accordo, i contagi crescono pure lì. Eccome: la settimana scorsa l'Office for national statistics (l'Istat di sua maestà, per intenderci) ha contabilizzato più di 500mila infezioni in 7 giorni. Però la vita è ripresa normalmente. Al pub si discute di altro, per esempio del giubileo di Elisabetta: che sarà anche passato, ma è una cosa seria dalle parti del Tamigi. Non è mica scoppiata l'apocalisse, in Inghilterra. Invece qui da noi uno non fa in tempo a dire togliamo-l'isolamento che vien giù il putiferio.
Ma -sei -matto?

 

Con-100mila-casi-al-dì? E-con-Omicron-come-la-metti? In Italia, se hai un tampone positivo, vivi ancora da mezzo recluso. Sia che tu abbia i sintomi del sars-cov2 sia che no. E va bene la prudenza, va bene il non andarsela a cercare, va bene tutto: ma l'isolamento da noi dura, di default, dieci giorni, che scendono a sette per i tri-vaccinati e che possono durare un eternità perché «si può uscire dall'isolamento dopo un test negativo» scrive il ministero della Salute sul suo portale, ma «se si è ancora positivi e non si presentano sintomi da almeno una settimana (esclusi quelli della perdita di gusto odi olfatto) si potrà interrompere l'isolamento al termine di 21 giorni». Campa cavallo.

Nel resto del mondo sono un pochino più elastici. In Spagna, per esempio, da marzo è stato deciso che gli asintomatici, quel mini-lockdown individuale, possono saltarlo a pie' pari: loro possono uscire, con l'obbligo di indossare la mascherina, ma non sono costretti in casa. In Svezia l'isolamento (anche a chi ha i sintomi del covid-19) è solo raccomandato; gli svizzeri si fanno 7 giorni tra il salotto e la cucina e poi fine del cinema; negli Stati Uniti chi non ha disturbi evidenti se la cava con 5 giorni di stop (e non deve produrre nessun test di negativizzazione per tornare a bighellonare per strada) perché, dicono gli americani, «cinque giorni è la durata media dell'infezione», che senso ha prolungare il calvario? E infatti cinque giorni è anche la durata media che in Europa (Italia a parte) coincide con l'isolamento domiciliare.

 

È di cinque giorni in Germania (scaduti i quali, tra l'altro, scatta una semplice raccomandazione); è di cinque giorni in Grecia (dove, invece, deve essere prolungato per forza se il tampone dà ancora quelle due maledette stanghette). Ma è di cinque giorni anche in Israele (che sulla lotta al covid è stato sempre in prima linea) e in Canada.

Anche i francesi sono più flessibili di noi perché oltralpe l'isolamento standard dura, come in Italia, sette giorni, ma scendono tranquillamente a cinque se ci si procura un test negativo e non si hanno segni clinici di infezione per almeno 48 ore. Il Belgio, infine, è sulla nostra stessa lunghezza d'onda: una settimana a casa, come minimo, e si esce solo dopo 3 giorni senza febbre.

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