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Bici elettrica, ecco perché si rischia con i fulmini

Marco Bardesono
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C'è solo un crisantemo di colore viola con il gambo incastrato al cancello d'ingresso della Balocco. Quella che a Fossano viene chiamata la "ditta" di via Santa Lucia. Ma una ditta di 500 dipendenti che ieri hanno seguito alla lettera le indicazioni Susy, la moglie di Alberto Balocco, l'industriale dolciario rimasto fulminato sull'Assietta con l'amico Davide Vigo: «Non fiori, ma opere di bene» e, si legge nel manifesto funebre, «si dispensa dalla visite». La signora Susy ha deciso, contrariamente a quanto era stato ipotizzato, di non allestire alcuna camera ardente, in "ditta" o a casa. L'unico momento pubblico sarà il funerale che si svolgerà lunedì alle 15.30 in Duomo a Fossano e sarà officiato dal vescovo, monsignor Cristiano Bodo, il presule amico di famiglia e vicino di casa, tant' è che la residenza dei Balocco affaccia proprio sull'edificio della curia fossanese. Ha scelto di vivere il dolore nel modo più riservato possibile, trovandosi da sola ad affrontare la giornata più dolorosa della sua vita. Con lei solo la figlia Diletta, perché Matteo e Gabriele sono all'estero e torneranno oggi. Come lontano dall'Italia è Alessandra, la sorella di Alberto che raggiungerà Saluzzo in nottata.

 

 


Il corpo dell'industriale e del suo amico sono stati trasferiti ieri all'alba dall'obitorio dell'ospedale Valdese di Pomaretto senza che siano state eseguite le autopsie, disposte in un primo momento e annullate dopo esami autoptici più approfonditi effettuati nella tarda serata di venerdì.
Non c'è dubbio: Balocco e Vigo sono stati colpiti da un fulmine nella fase iniziale di un temporale. L'imprenditore fossanese è deceduto sul colpo, mentre Vigo sarebbe sopravvissuto solo per qualche minuto. «I fulmini sono "attirati" dalle superfici appuntite - spiega Claudio Cassardo, climatologo e fisico dell'Università di Torino-. Come i pali della luce e gli alberi, ma anche le montagne e gli esseri umani. Anche la bicicletta è pericolosa perché è fabbricata con dei metalli. Ancor più pericolosa è la bicicletta con pedalata assistita, perché la batteria può creare un campo elettrico, come accade peri telefoni cellulari. In ogni caso andrebbero evitate tutte le apparecchiature elettroniche».

 

 

 


C'è da aggiungere poi, come riporta uno studio dell'Isac (Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Cnr di Bologna) di prossima pubblicazione, che «l'intensità e il numero dei fulmini sull'intero pianeta sono aumentati esponenzialmente degli ultimi 22 anni, a causa anche dell'inquinamento atmosferico». Con Balocco, vittima di un evento che il professor Cassardo giudica «talmente raro che episodi simili, in un anno, si possono contare sulle dite di una mano», scompare un altro esponente della terza generazione di imprenditori torinesi, già definiti "millenial", sui quali il mondo del lavoro aveva riposto aspettative e speranze. Un tragico destino che, prima di Balocco aveva colpito Andrea Pininfarina che aveva perso la vita in un incidente stradale il 7 agosto 2008. Era in sella alla sua Vespa e stava raggiungendo l'azienda sulla statale che collega Trofarello con Cambiano, in provincia di Torino, quando ha perso il controllo del mezzo e si è scontrato contro un'auto che lo precedeva. Prematuramente scomparsi anche Giovannino Agnelli e Pietro Ferrero. Li accomuna una visione moderna dell'azienda e una capacità manageriale di dimensione umanistica. Lo spiega con chiarezza, mentre esce di casa, sotto i portici di via Torino a Fossano, il signor Francesco: «Abito nel palazzo accanto a quello di Alberto, siamo vicini e amici. Che dire di lui? Non era il capo e neppure un operaio della "ditta". Lui era Alberto Balocco, il leader. Come leader lo è stato fino al luglio scorso il papà Aldo e, fino al 1994, Francesco Antonio, il fondatore, il nonno di Alberto e Alessandra. Credo che ora toccherà a lei, che già ricopre responsabilità in "ditta", prendere in mano le redini dell'azienda. Matteo, che studia alla Bocconi a Milano, è ancora giovane». La "ditta" non subirà contraccolpi, perché «siamo di fronte ad una famiglia solida con una cultura aziendale rigorosa, quella trasmessa prima da Aldo e poi da Alberto», chiosa sicuro il vicino di casa. 

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