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Mps, sconvolgente buco nero: dove sono finiti 200 milioni?

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Vittoria Leoni
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Nonostante gli infiniti intoppi che si sono verificati - dal contesto economico tutt'altro che favorevole, al mercato che poco credeva alla ricapitalizzazione tanto da trascinare molti investitori che, fino all'ultimo, hanno tentennato prima di aderire all'operazione - alla fine il Monte dei Paschi è riuscito a portare a termine l'aumento di capitale da 2,5 miliardi. Archiviando la maxi operazione, si trattava della settima iniezione di liquidità in 14 anni, con sottoscrizioni per 1,906 miliardi, di cui 1,6 versate dal Mef (attuale azionista col 64,2% del capitale) e i restanti 300 milioni arrivati dal mercato, di cui gli ultimi 58,9 milioni (ossia 29,4 milioni di azioni Bmps di nuova emissione) frutto della sottoscrizione dei diritti inoptati venduti in Borsa.

«La ricapitalizzazione è stata coperta al 96,3%» si legge in una nota diffusa da Rocca Salimbeni, «quota che corrisponde a complessive 1.203.123.666 azioni spettanti al ministero dell'Economia e delle Finanze (Mef) in relazione alla quota di partecipazione già detenuta e a investitori istituzionali e privati». Mentre le residue 46.541.982 azioni di nuova emissione - per un controvalore pari a 93 milioni (quota che corrisponde al 3,7% dell'aumento di capitale) saranno sottoscritte dalle 8 banche del consorzio di garanzia e al fondo Algebris che, a loro volta, saranno remunerate con 125 milioni. Nel frattempo, ieri, la quotazione a Piazza Affari è stata oggetto di forti vendite e ha chiuso in calo del 5,4% a 1,84 euro ad azione, l'8% in meno dei 2 euro a cui le nuove azioni sono state poste in sottoscrizione. In sostanza, ora la banca viene valutata 2,3 miliardi, cioè 200 milioni meno di quanto entrerà in cassa.

L'unico vero vincitore della partita è l'ad di Siena, Luigi Lovaglio, colui che ha fortemente voluto la rischiosa operazione ed è riuscito a portarla a termine. Ora per il top manager comincia la vera sfida che passa dalla realizzazione di un ambizioso piano industriale che promette un utile pre-imposte di 700 milioni già nel 2024 e di traghettare il Monte verso un matrimonio che dovrebbe definitivamente risolvere i problemi della banca. Ma come ha già più volte ammonito la Bce, le sfide per il Mps non mancano: 7,5 miliardi di rischi legali e indici di capitale più bassi della media italiana e Ue possono ostacolare la fusione. Intanto, grazie ai 2,5 miliardi incassati, Lovaglio potrà finanziare l'uscita entro fine novembre di 4.125 dipendenti che dovrebbero portare a una riduzione dei costi di oltre 300 milioni di euro già dal 2023. Questo il nuovo azionariato del Monte del post aumento: al Mef il 64,2%, ad Axa l'8%, Fondazioni e Casse previdenziali col 4-5%, Ion (2%), Anima, Algebris, Denis Dumont (1% ciascuno) e Nexi (0,8%). 

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