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Vaticano, l'ex suora: "Se*** a tre con il prete, come ho perso la verginità"

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Una storia pruriginosa che rischia di far saltare in aria il Vaticano. Il quotidiano Domani raccoglie le accuse di una ex religiosa italiana della Comunità Loyola che avrebbe subito per 9 anni violenza sessuale, psicologica e spirituale da parte del padre gesuita Marko Rupnik, teologo e pittore molto noto nel mondo cattolico e non solo. La donna, oggi 58enne, entra nei dettagli: "La prima volta mi ha baciato sulla bocca dicendomi che così baciava l'altare dove celebrava l'eucaristia, perché con me poteva vivere il sesso come espressione dell'amore di Dio". La vittima ha più volte denunciato il gesuita nel corso degli anni, sostenendo però che la Chiesa ha sempre coperto la vicenda.

 

 

 

 

Primo incontro nel 1985, quando la donna aveva appena 21 anni, era iscritta alla facoltà di Medicina e pensava di partire missionaria. Rupnik aveva 10 anni in più di lei e aveva un atelier in piazza del Gesù. "Aveva un forte carisma personale nello spiegare il Vangelo e una spiccata sensibilità nell'individuare i punti deboli delle persone". I primi contatti tra il prete-pittore e la studentessa diventano ben presto qualcos'altro, "pretesto per arrivare ad avere ben altro tipo di rapporti fisici con me. Non potevo immaginare che allora, quando mi spiegava che i corpi disegnati sulle tavole del Kamasutra erano una forma d'arte, era già un assiduo frequentatore di cinema p***o".

La svolta avviene quando Rupnik le chiede di posare come modella, sbottonando qualche bottone della sua camicetta. "In quell'occasione mi ha baciata lievemente sulla bocca dicendomi che così baciava l'altare dove celebrava l'eucarestia. Da una parte sarei voluta scappare, dall'altra padre Marko mi incoraggiava dicendomi che potevo vivere quella realtà perché ero speciale ed era un dono che il Signore faceva solo a noi". Ne nasce un rapporto di dipendenza, di sottomissione psicologica prima ancora che fisica. "Se chi ti guida dice che Dio lo vuole e tu non obbedisci, ti metti contro Dio. È proprio lì che si può insinuare la manipolazione, come è successo con padre Rupnik". Quando la ragazza si rifiuta di farsi toccare, lui la minaccia di escluderla del tutto dal suo giro e chiudere ogni rapporto: "Io ero disperata perché ormai dipendevo totalmente dalla sua approvazione".

 

 

 

 

 

 

Siamo dalle parti del plagio, "del vero e proprio abuso di coscienza". Il rapporto con padre Rupnik, anziché rompersi, si rafforza. "Sono stata fra le prime sorelle della Comunità Loyola di Mengeš, una località a quindici chilometri da Lubiana, e ne ho fatto parte dall'1 ottobre del 1987 al 31 marzo 1994". Padre Marko "ha preteso da me una disponibilità e un'obbedienza assolute". Dal momento dell'ingresso nella comunità, il religioso "è diventato più aggressivo: mi ricordo una masturbazione molto violenta che non sono riuscita a fermare e durante la quale ho perso la verginità, episodio che ha dato inizio a pressanti richieste di rapporti orali. Non aveva freni, usava ogni mezzo per raggiungere il suo obiettivo, anche confidenze sentite in confessione. Lì è cominciato il mio crollo psichico".

Le violenze sarebbero avvenute sia in Slovenia sia a Roma, "nella sua stanza del Centro Aletti. Qui padre Marko mi ha chiesto di avere rapporti a tre con un'altra sorella della Comunità, perché la sessualità doveva essere secondo lui libera dal possesso, ad immagine della Trinità dove, diceva, 'il terzo raccoglieva il rapporto tra i due'. In quei contesti mi chiedeva di vivere la mia femminilità in modo aggressivo e dominante e dato che non ci riuscivo mi umiliava profondamente con frasi che non posso ripetere". Fino all'ultimo passo di un rapporto degradante: "Nel 1992, mentre frequentavo il quarto anno di filosofia alla Gregoriana, mi ha anche portato due volte a vedere dei film porno a Roma, in via Tuscolana e nei pressi della stazione Termini". La 58enne disegna uno scenario di allarmante gravità: "All'inizio degli anni '90 eravamo 41 sorelle e padre Rupnik, da quel che so, è riuscito ad abusare di quasi venti. A volte a caro prezzo: una di loro, nel tentativo di opporsi, è caduta e si è rotta un braccio".

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